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Traduco di seguito il famoso Maṅgalasutta Sutta Nipāta 2.4 (vedi anche  Khuddakapāṭha 5) Esistono numerose traduzioni in lingua inglese, alcune corredate da commenti, disponibili online VEDI QUI.  A parte le piccole differenze di resa o interpretazione, dovute anche al fatto che il testo pali è in versi ed è molto stringato, il senso generale è chiaro: l’approccio del Buddha alla buona sorte, alla prosperità e alla protezione non implica il ricorso a cerimonie, segni, formule, talismani, riti e benedizioni, ma è basato essenzialmente sull’impegno personale a vivere in modo tale da piantare i semi della reale prosperità.

Ho reso il testo in un linguaggio semplice e immediato che non richiede note o spiegazioni. Per cui ad esempio la devatā che interloquisce con il Buddha diventa una ‘dea’, anche se i deva del buddhismo non sono immortali e, per quanto a volte un po’ frivoli o vanesi, amano la virtù e hanno un carattere più benevolo degli dèi della mitologia classica o induista. Maṅgala sta per tutto ciò che è presagio di fortuna (cfr l’augurio o portento che è segno del favore degli dèi) o che ha il potere di impartire o propiziare fortuna, protezione o benessere (un esempio contemporaneo è il rito del matrimonio, religioso o laico; ma pensiamo al ruolo della benedizione paterna nell’Antico Testamento).

In fondo al post trovate un video dove Bhikkhu Bodhi offre un bel commento a questo insegnamento, sottolineandone il valore soprattutto per chi pratica il Dhamma nella vita laica. Il testo è organizzato secondo la logica dell'”esposizione graduale” (ānupubbīkathā VEDI POST PRECEDENTE

Nei paesi del sud-est asiatico dove prevale il buddhismo theravada anche i bambini lo imparano a scuola e sanno recitarlo. E’ incluso fra i canti di protezione (Paritta) che i monaci e monache eseguono a beneficio dei laici – ascoltate un bell’esempio in stile srilankese qui sotto:


HO UDITO che in una certa occasione il Beato viveva a Sāvatthī nella Selva di Jeta, il parco di Anāthapiṇḍika. Allora, nel cuor della notte, una dea di eccezionale bellezza che rischiarava l’intera Selva di Jeta con la sua luce si accostò al Beato. Dopo essersi accostata si inchinò al Beato e restò in piedi da un canto. Poi si rivolse al Beato parlando in versi:

Il pensier di quelle cose
Che propiziano l’agognata buona sorte
E’ caro a molti fra gli uomini e gli dèi.
Ti chiedo: quale benedizione reputi la migliore?

[Il Buddha:]

Non associarsi agli stolti
Ma associarsi ai saggi
E rendere onore a chi è dovuto:
E’ la benedizione migliore.

Vivere in luoghi adatti
Le buone azioni fatte in passato
Fare le giuste scelte:  
E’ la benedizione migliore.

Una buona istruzione e abilità pratiche  
Essere esperti nel proprio campo
Parlare con proprietà:
E’ la benedizione migliore.

Assistere madre e padre
Amare il coniuge e i figli
Un lavoro che non crea conflitto:
E’ la benedizione migliore.

Essere generosi e giusti
Aiutare i parenti
Comportarsi onestamente:
E’ la benedizione migliore.

Non fare mai del male
Mantenersi sobri
Prendersi cura della mente:
E’ la benedizione migliore.

Essere rispettosi e modesti
Sentirsi paghi e grati
Avere tempo per ascoltare il Dhamma:
E’ la benedizione migliore.

Essere pazienti e lasciarsi correggere
Incontrare veri contemplativi
Avere tempo per discutere il Dhamma:
E’ la benedizione migliore.

L’ardore e la rinuncia
Comprendere le nobili verità
L’esperienza  della liberazione:
E’ la benedizione migliore.

Un cuore che non è scosso
Dagli alti e bassi della vita
Sereno, terso, al sicuro:
E’ la benedizione migliore.

Poiché così facendo
Si va ovunque vittoriosi
Si va ovunque in sicurezza
Questa è la benedizione migliore.