Diversamente da quanto si potrebbe credere, la riflessione sulla mortalità, sul cambiamento e sulla natura condizionata e impermanente di tutti gli aspetti dell’esperienza fisica e mentale con cui di norma ci identifichiamo è presentata nei testi del buddhismo antico come guaritiva, liberante, fonte di saggezza, gioia e compassione.
Perché funzioni come antidoto all’egocentrismo e alla fissità percettiva che alimenta le afflizioni e i condizionamenti del cuore, la percezione dell’impermanenza deve essere coltivata sulla base di un’attenzione chiara e focalizzata nel presente, di un vivido senso della propria incarnazione e di una disponibilità fiduciosa a farsi insegnare le verità dell’esistenza dalla voce umile e spesso inascoltata delle esperienze più ordinarie e comuni che diamo per scontate, a cui resistiamo, o che si impongono al cuore come frammenti del più ampio, e apparentemente interminabile, racconto di un fantasmatico sé.
Bhikkhu, così come in autunno, quando il cielo è limpido e senza nubi, il sole che sorge dissipa l’oscurità dello spazio con i suoi raggi, la sua luce, il suo splendore, allo stesso modo, quando è sviluppata e coltivata, la percezione dell’impermanenza dissipa l’attaccamento al piacere sensoriale, dissipa l’attaccamento al divenire, dissipa l’ignoranza, e sradica la finzione ‘io sono’. E in che modo, bhikkhu, bisogna sviluppare e coltivare la percezione dell’impermanenza … ? ‘Questa è la forma fisica: così sorge, così svanisce; questa è la sensazione … questa è la percezione … queste sono le volizioni … questa è la coscienza: così sorge, così svanisce’. Ecco come si sviluppa e coltiva la percezione dell’impermanenza affinché dissipi completamente l’attaccamento al piacere sensoriale, l’attaccamento al divenire, l’ignoranza, e sradichi la finzione ‘io sono’. – Saṃyutta Nikāya 22.102 Aniccasaññā-sutta (Il discorso sulla percezione dell’impermanenza)
Audio
Sulle “percezioni correttive” nella meditazione di visione profonda (vipassanā)
Vipallasa: inversioni percettive
Le percezioni correttive
Investigazione
per i testi citati e altri audio sulla percezione vai al Percorso tematico Percezione e discernimento
Letture
Un grumo di schiuma Sui cinque upādāna khandha, ossia “aggregati” o “gruppi di appropriazione”
Letture dai Sutta 2019: Scheda del seminario e video 1
Meditazione
contemplando l’impermanenza nei cinque khandha
Cara Letizia, grazie ancora per le riflessioni così importanti che sempre tanto generosamente fai scaturire.
Ringrazio tutti perchè da ognuno arriva la possibilità di una migliore definizione e comprensione della mia esperienza.
Gli ultimi due interventi della giornata del 13 giugno hanno messo in luce la difficoltà e la sofferenza legate alla percezione dell’impermanenza.
Per me è giunta una diversa, direi speculare intuizione, durante la meditazione camminata che ho fatto nella pausa del pranzo.
Mentre mi concentravo sull’ elemento terra dentro e fuori di me, elemento da cui non riuscivo tanto a distaccarmi pur provando ad evocare gli altri elementi, cercavo di avere consapevolezza della connotazione affettiva del momento. Non emergeva né piacere, né sgradevolezza, né neutralità… Ad un tratto, in maniera molto improvvisa è sorto un moto di gioia che ha provocato un sorriso. Ho visto come il primo respiro di ogni essere umano sia possibile soltanto se sono presenti simultaneamente i 4 elementi. Sono ostetrica e ho studiato la fisiologia del parto ed in particolare del primo atto respiratorio. Se gli alveoli polmonari (che nell’utero materno sono collassati poiché il feto è immerso nel liquido amniotico e i suoi polmoni sono come quelli di un annegato, cioè pieni di acqua) non vengono prima svuotati del liquido grazie al passaggio di sangue nei capillari polmonari, che li fa gonfiare come dei palloncini e li prepara all’ingresso dell’aria, il primo respiro autonomo non può sussistere e di conseguenza non può cominciare la vita del suo corpo. Primo respiro che dovrà inoltre essere supportato da un’adeguata temperatura corporea.
Così dalla terra (a cui mi attaccavo) sono emersi simultaneamente tutti gli altri elementi.
La meditazione sulla forma e sui 4 elementi in modo inaspettato ha fatto emergere quanto gli elementi possano esistere in modo separato o in modo coordinato. E far iniziare o meno la vita di un corpo. Unione o disgregazione. E’ una specie di danza. I 4 elementi sono ovunque e si coordinano e separano in modo ritmico.
E l’oppressione generata dalla consapevolezza che ogni respiro sia un respiro più vicino all’ultimo è stata mitigata.
Mi chiedo però se ciò di cui parlo non sia stato il frutto di un’avvenuta concettualizzazione e quindi una mancanza di presenza mentale.
Confesso che ho trovato molte difficoltà nel seguire il cammino della percezione sull’impermanenza😁
Grazie!
“Mi chiedo però se ciò di cui parlo non sia stato il frutto di un’avvenuta concettualizzazione e quindi una mancanza di presenza mentale”
Ma per forza, Amyel, il pensiero si articola tramite concetti; altrimenti non potremmo parlare o pensare. La presenza mentale non opera nel vuoto, ma si serve di categorie che aiutano l’esperienza diretta.
Grazie del bel commento. Certo, incontriamo ‘difficoltà’ e diverse reazioni emotive nel percorso … ma anche nuove possibilità… ma su questo mi piacerebbe lasciare la parola agli altri partecipanti.