Nei due post precedenti con lo stesso titolo Clima: meditare e agire Clima: meditare e agire (2) ho condiviso la prospettiva di autorevoli voci del mondo buddhista che richiamano l’attenzione sul tema della crisi climatica ed ecologica e suggeriscono che, lungi dall’essere due vocazioni contrapposte, la coltivazione della mente può aiutare a rispondere in modo più maturo all’immane impatto emotivo, materiale e sociale che consegue alla crisi e circolarmente la alimenta. Avevo anche fornito alcuni riferimenti per informarsi sul tema.
Nel frattempo, il Covid19 e tutto ciò che comporta sul piano sociale, politico e psicologico è salito alla ribalta, e nell’immaginario della maggioranza delle persone e dei governi questo è uno shock globale a cui fare fronte in attesa di tornare al ‘business as usual’, oppure una piaga d’Egitto che fa da spartiacque fra un prima e un dopo. Ci sono poi le varie ‘teorie del complotto’. Ma c’è un’altra prospettiva, più accorta, secondo cui questo fenomeno, così come le migrazioni di massa e altri aspetti inquietanti dell’attualità che catalizzano l’attenzione collettiva, è in continuità con il ‘normale’ ma catastrofico trend imposto al pianeta dalle scelte dissennate dell’1 per cento della popolazione umana ‘privilegiata’, più forte economicamente, tecnologicamente o militarmente. E le politiche neocapitaliste, neocolonialiste e razziste di sfruttamento delle risorse a puri fini di lucro, spesso ai danni dei popoli indigeni più legati alla Terra, sono in primo piano. Il nostro stile di vita e di consumi è direttamente o indirettamente legato a quelle scelte.
Questa è la prospettiva della stragrande maggioranza degli studiosi seri e dei cittadini impegnati fin dagli anni ’70 a investigare i danni, analizzare le conseguenze e produrre anticipazioni statistiche di ciò che ora vediamo accadere o paventiamo per le prossime generazioni. Ma non abbiamo invertito la rotta, anzi. Nel report pubblicato il 6 luglio scorso le Nazioni Unite hanno inserito l’allevamento intensivo tra i fattori di rischio che provocano l’insorgenza di pandemie (oltre all’impatto ambientale già noto). Nel caso specifico del Covid 19, una riprova recente è il caso dei visoni danesi e italiani .
Ma non è compito di questo blog riverberare fatti di cronaca, report scientifici o denunce animaliste. Con questo post vorrei fare un altro piccolo passo rispetto ai due precedenti, proponendovi due video. Vi invito a guardarli e ascoltarli con calma (nell’ordine che preferite) non solo come fonte di informazione ma come pratica di consapevolezza, stabilendo sati ricettiva verso l’esterno, come pure verso l’interno. Li condivido come parte della ricerca e dell’impegno che affianco alla meditazione.
Una spiegazione della crisi climatica ed ecologica senza giri di parole, riportando la voce inascoltata della comunità scientifica.
A cura del Prof. Francesco Gonella, docente di Fisica e Sostenibilità presso l’università Ca’ Foscari di Venezia e attivista di Extinction Rebellion.
Questi scenari sono così terribili che si preferirebbe non pensarci. Tuttavia evitare di pensarci è un fattore che contribuisce alla crisi attuale. È necessario uno strumento per contrastare sia questa forma di fuga sia la resa allo “stress da catastrofe”, che tende a impedire una azione significativa.
Bhikkhu Anālayo, Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico
Immagina che un uomo serio e affidabile ti dicesse: ‘Vengo dall’est. Ho visto una grande montagna, alta come le nubi, che sta arrivando qui schiacciando gli esseri viventi sul suo cammino. Fai quel che devi.’ E che dall’ovest, dal nord, dal sud ne arrivassero altri a dirti la stessa cosa. Di fronte a un così grande pericolo, a una minaccia per l’esistenza umana, che è così difficile da ottenersi, cosa faresti? SN 3.25
Il testo si riferisce all’inevitabilità della vecchiaia e della morte, e alla risposta etica e spirituale che può scaturire da questa consapevolezza. Ma l’avanzata delle montagne su cui ‘uomini seri e affidabili’ da tutte le parti richiamano l’attenzione del re (dei governi) e di noi tutti è di portata globale. Accettereste un omicidio, un suicidio o un genocidio come naturale manifestazione dell’impermanenza? Il Buddha non ci invita al fatalismo o al conformismo ma ad andare controcorrente rispetto alle forze dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione, che sono dentro e fuori di noi. La sua era una comunità “ribelle” di individui autodisciplinati che interagivano con la società, incoraggiando certi valori e scoraggiandone altri con le proprie scelte e il proprio comportamento, non un gruppo autoreferenziale o una setta di predicatori.
Frugalità, umiltà ed empatia possono ispirare un nuovo stile di vita e nuovi modelli di relazione e di sviluppo, gli esempi virtuosi sono ovunque. Ma per migliaia di persone in tutto il mondo la risposta individuale non basta più e l’attivismo tradizionale serve solo a ridurre il senso di colpa incolpando altri (cosa che a me non è mai minimamente interessato fare). Il futuro è qui. Non è rassicurante. Nessuno ha la ricetta. Ma incontrarlo con gli occhi aperti e un cuore solidale e creativo si può.
Non guardare le notizie, sii la notizia!
attivate i sottotitoli in italiano cliccando sul rettangolo a destra in basso del lettore YouTube.
Come sempre, se avete reazioni, riflessioni o domande riguardo all’articolo, ai video o alla pratica di consapevolezza, apprezzo che vengano condivise o indirizzate a me tramite l’area dei Commenti su questa pagina.
Più che i numeri, di per sé impressionanti, mi hanno toccato le immagini: i maiali ammassati dietro le sbarre, le decine di carcasse bianche stese sulla terra arida, i due bambini piangenti e “sperduti” in mezzo ai poliziotti in tenuta antisommossa, la terra desertificata. Compassione per la sofferenza di tutti quegli esseri sensienti che come me desideravano/desiderano il bene e vorrebbero evitare la sofferenza. Credo che la compassione abbia fatto da manto di protezione , lasciando sullo sfondo la rabbia per i governanti che potrebbero fare qualcosa e non la fanno o fanno peggio, la rassegnazione, il senso di impotenza rispetto a tanta tragedia come se da sola dovessi/potessi risolvere il tutto (oh illusione!), il dubbio, se non proprio la negazione (ma qui c’erano dati e fonti!!!).
Voglio portare luce su questo sfondo. Partirei da qui, da come sia più facile ignorare che avere presente “come stanno le cose”. Mi sono chiesta “ma perché ho tralasciato di informarmi?” Per evitare la sofferenza? Per poter continuare a lasciarmi affascinare dalle luci colorate del desiderio? Ma la sofferenza è parte dell’esistenza e tanha ne è l’origine! E’ facile invece arrabbiarsi con i politici, con il capitalismo, la logica del profitto. C’è un’eco lontana dei vent’anni e c’è anche Sati: se la mente si surriscalda ribolle e non vede più se stessa, non riconosce in sé la rabbia stessa, l’avidità e tanto meno l’illusione. La velleitaria pretesa del “tutto o niente” è destinata inesorabilmente a sfociare in un senso di impotenza e rassegnazione, “tanto non posso fare niente” (come se “io” dovessi fare “tutto”).
Ecco, “sullo sfondo” ho trovato gli inquinanti e, grazie a Sati, li posso riconoscere internamente ed esternamente. Non c’è un nemico esterno da combattere, ci sono queste radici non salutari che noi tutti esseri umani condividiamo. C’è da esercitare la presenza mentale per riconoscere quando nella mente sono presenti rabbia, avidità, illusione e anche quando non lo sono. Che sollievo!!! Da questo sollievo sorge un senso di protezione che genera l’intenzione salutare. Che tutti gli esseri siano liberi dai pericoli interni ed esterni. Che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e dalla causa della sofferenza. Benevolenza e Compassione sono le intenzioni salutari da coltivare. Posso inoltre, con più impegno, astenermi da azioni che riconosco inappropriate al benessere di questo pianeta e degli esseri tutti che lo abitiamo. La scelta è ampia e la consapevolezza ci aiuta ad essere creativi nel vivere una vita etica ed ecologica (qui sembrano sinonimi).
Un grazie particolare a Letizia per aver acceso la luce della presenza mentale anche su “tutto questo”.
Buon Anno a tutte e tutti
Cara Letizia,
grazie mille per questo post e il link ai due video. Mi hanno sconvolto. Non che non fossero tutte cose che sapevo già, più o meno nel dettaglio, o con altri dettagli e numeri terrificanti. Ma per qualche ragione, in questo specifico momento, questi specifici video mi hanno sconvolto. Mi sono trovato a piangere guardando il primo video, con un senso di struggimento che ultimamente mi capita spesso di provare, quando vedo un tramonto sui pendii delle colline, o osservando un piccolo insetto arrampicarsi su una foglia, o inalando profondamente l’aria fredda al mattino…
Qualcosa di molto simile mi era capitato con una tua meditazione guidata sulle parti del corpo, ad un ritiro a Rovato…un senso di fragilità, di comunione e tenerezza con le altre creature che condividono questa fragilità.
In qualche modo ha sciolto e portato via le macerie del muro di nichilismo crudele con cui ultimamente tendo a reagire, notando la follia e l’insensatezza che ci sta guidando, come specie…
Il secondo video invece mi ha travolto con una moltitudine di emozioni contrastanti, timidezza e desiderio di appartenenza, coraggio e senso di inadeguatezza, paura e senso di urgenza…
Ora, in generale, mi sento un po’ confuso…ma mi conosco abbastanza, troppe emozioni inaspettate in troppo poco tempo, il periodo di isolamento forzato sicuramente non contribuisce alla chiarezza …però in qualche modo, per qualche motivo, sento che qualcosa sta cambiando, che stare alla finestra a puntare il dito e a fare i compitini non (mi) è più sufficiente…
Mi ha particolarmente colpito, nei commenti, una tua risposta, che sento particolarmente vicina:
“Il problema poi non è solo essere correttamente informati (anche se non è facile per i motivi che spiega il professore) ma fino a che punto è possibile connettersi emotivamente alla verità e lasciarsi trasformare da essa, in modo che emergano risorse personali e collettive nuove […] Sembra che tutti conosciamo dukkha, ma in realtà conoscerlo davvero vuol dire sentire e agire di conseguenza. E questo è il risveglio”.
Caro Danilo, grazie a te per aver condiviso la tua esperienza, non sei solo nella fragilità e confusione di emozioni contrastanti. La verità non è bellina, né dentro né fuori, ma accomuna e rigenera. Prendiamoci tutti cura di noi stessi, e gli uni degli altri.
Ciao Letizia, grazie per condividere questo materiale che mi aiuta a non addormentarmi, a restare sveglio, contrastando la mia propensione alla rinuncia. Grazie anche alle persone che hanno inviato i loro commenti che mi aiutano a sentirmi meno solo.
Ciao Letizia, una profonda gratitudine per gli articoli sul clima e soprattutto per questo ultimo con i due video. Mi hanno proprio risvegliato!! Nonostante la conoscenza del movimento Extintion Rebellion, grazie ad una collega che ha partecipato a qualche manifestazione, questo tipo di azioni pensavo non mi riguardassero, e ho trovato delle buone scuse per tenermi distante…difficoltà familiari, troppi impegni…già faccio quello che riesco anche a scuola… Guardando i video, con un’attenzione particolare, ho notato il sorgere di emozioni molto forti che a volte si sovrapponevano (rabbia, impotenza, paura …una enorme sofferenza per la condizione catastrofica di persone, animali, di qualsiasi essere vivente e per gli elementi della natura… ), ma poi ha cominciato a farsi strada una forte urgenza di dover fare subito qualcosa, qualcosa di più incisivo e profondo rispetto ad ora, partendo proprio col parlarne a parenti e amici, col diffondere le notizie a chi mi sta intorno…Rinnovare l’impegno in azioni salutari quotidiane, senza rimandare o rimanere nella superficialità con qualche scusa, condizionati dallo stress, o da come evitarlo rifugiandoci nel comfort…
Quindi agire è un imperativo, e sento che continuare ad impegnarmi nella pratica è un imperativo preliminare, per rimanere svegli e agire con saggezza.
Ancora grazie!
Grazie Letizia per il materiale che hai messo a disposizione nei tuoi 3 blog dedicati a questo tema, per le tue illuminanti considerazioni e grazie a tutti per i commenti qui inseriti.
Per me questo è un tema molto forte, mi emoziona tantissimo e per questo spesso mi sono lasciata andare alla rimozione del problema. Ma quando la montagna incombe non è che puoi far finta di niente e quindi? Cosa ci resta da fare? Quello che dice Elisa! Essere svegli, essere etici sempre, nelle nostre scelte quotidiane, vigili per non lasciare che attraverso la paura del dolore e il desiderio del piacere diventiamo cittadini arrendevoli, come hai giustamente detto in uno dei nostri incontri, consumatori inconsapevoli che alimentano questa folle corsa verso la distruzione.
Grazie per avermi suonato la sveglia!
Vorrei condividere un bel video di Bhante Sujato su questo tema, anche questo molto incisivo (spero di riuscire a inserire il link) fino al minuto 32:41c’è il suo intevento, poi ci sono domande e risposte.
Aprendo il blog ho trovato nuovi commenti e spunti che rendono superate le mie riflessioni Ho cercato di ascoltare con equilibrio le sensazioni suscitate dal testo, dai video e dalla citazione ed ho accolto la spiacevolezza del senso di impotenza e della rabbia nei confronti di “chi potrebbe/dovrebbe” agire.
Ho accompagnato questa sensazione cogliendone la trasformazione.
Ancora spiacevole la rassegnazione sorta dalla percezione di ineluttabilità e di una mente/cuore schiacciata dalla minaccia percepita.
Alla luce della presenza mentale ho ricordato la natura delle sensazioni e le condizioni ed il processo da cui erano sorte ed è stato a questo punto che il cuore si è alleggerito mentre nasceva la domanda: “cosa posso fare io?”
Il senso di agio che ne è seguito mi ha suggerito che stavo andando nella direzione giusta.
La domanda era sorta dal riconoscimento dei miei limiti e dall’esigenza di un approccio in cui esercitare una chiara visione della realtà a partire dal’ammettere l’esistenza di contrasti e conflitti, aspetti luminosi ed oscuri della natura umana. Così la fiducia è stata nutrita ed ha nutrito il desiderio di usare bene il tempo e la condizione di questa esistenza umana.
Cara Letizia tu parli di “una comunità “ribelle” di individui autodisciplinati che interagivano con la società, incoraggiando certi valori e scoraggiandone altri con le proprie scelte e il proprio comportamento …” e mi viene in mente il concetto di amicizia intesa in un senso esteso, come attitudine della mente a solidarietà, rispetto, non violenza, onestà, generosità, non avidità. Un’attitudine senza preferenze adottata verso l’ ambiente sociale e naturale.
Ecco cosa posso fare: prendermi cura e proteggere, condividere valori, riconoscere le intenzioni che muovono le mie azioni, le mie parole ed i miei pensieri e rivolgere un’attenzione compassionevole verso le paure, gli errori, le percezioni distorte che si presentano dentro e fuori per essere pronta ad abbandonarle.
Posso coltivare la mia risposta individuale insieme ad altri senza necessariamente identificarmi con “l’attivismo tradizionale” che rischia di riproporre modalità antiche ad una situazione fluida in cui ancora adotto comportamenti il più possibile responsabili, ma sicuramente , solo in parte efficaci.
Grazie per questo post e in particolare per il suggerimento di vedere i due video stabilendo sati. Il primo video mi ha fatto conoscere il movimento extinction rebellion che non conoscevo. Perché non lo conoscevo? E ho scoperto quel dato sconvolgente degli enormi sussidi (i soldi della comunità) all’industria che estrae risorse (gas, petrolio, carbone), dopo l’accordo di Parigi (quale accordo?). Ho intenzione di condividere queste informazioni con le persone che mi circondano. E ho intenzione di rinnovare il mio impegno con scelte magari piccole ma concrete (dove acquisto, cosa posso evitare di acquistare, in che modo posso contribuire costruttivamente). Vivere in modo partecipe alle vicende della nostra umanità richiede di essere ben svegli e saggi. Grazie
Accordo di Parigi sul clima, per la riduzione delle emissioni CO2 (impegno da cui l’amministrazione Trump ha ritirato gli USA e che ora Biden vuole ripristinare)
https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_di_Parigi_(2015)
Grazie Elisa, ogni piccolo cambiamento personale, iniziativa e condivisione delle informazioni è un passo importante e necessario.
Il problema poi non è solo essere correttamente informati (anche se non è facile per i motivi che spiega il professore) ma fino a che punto è possibile connettersi emotivamente alla verità e lasciarsi trasformare da essa, in modo che emergano risorse personali e collettive nuove. Il primo passo è affrontare il disagio e l’assoluta incapacità della maggioranza (inclusi i filo green) di fare i conti con le immani contraddizioni e i conflitti che la situazione comporta- E da soli non lo si può fare o comunque si incontra dentro di sé solo il noto, i propri limiti autoimposti o culturalmente appresi, difese razionali, scetticismo, utopismo, ecc.
Ecco perché ho aggiunto il secondo video, che è pieno di volti e sentimenti, elementi sensoriali, eventi concreti ed energie, non solo dati e concetti. Non si tratta di imitare altri o attendere il movimento perfettamente convincente, ma di non restare isolati e chiusi in se, o credere in soluzioni semplicistiche.
Come anche implicava Sandra, il lavoro emotivo da fare è immenso. Analayo lo ha ben colto nel suo saggio. Effettivamente è lo stesso tema delle 4 nobili verità. Sembra che tutti conosciamo dukkha, ma in realtà conoscerlo davvero vuol dire sentire e agire di conseguenza. E questo è il risveglio.
Cara Letizia, grazie per queste tue riflessioni. Come sai sono particolarmente sensibile ai temi ambientali ma a volte mi accorgo di rifugiarmi in una forma di illusione che maschera il fatalismo, un’illusione che si basa falsamente sulla consapevolezza che tutto sorge e cessa. Anche questo mondo cesserà, mi dico, e forse tutto questo è inevitabile. Ma ognuno di noi è responsabile di questa catastrofe, e dobbiamo prendercene carico. Se guardo alle sue cause vedo sempre i tre veleni dell’avidità, dell’odio e dell’illusione che dominano le menti di chi pensa solo al profitto personale, senza curarsi dell’ambiente devastato dalle proprie azioni irresponsabili. E questo è per me un motivo in più per approfondire la pratica.
All’inizio della pandemia pensavo che questa terribile esperienza avrebbe potuto aiutare una presa di coscienza collettiva e favorire un cambiamento, ma ora ho l’impressone che le persone tendano piuttosto a rinchiudersi nel loro piccolo egoismo sopraffatti dalle preoccupazione economiche (ecco ancora i tre veleni). Ma non ci si può arrendere, non ci sono alternative.
Grazie Letizia.Tutto il bene e migliore continuazione.🙏❤️🙏