Il Lab online è concluso. Il materiale audio, gli appunti, i testi e la discussione nell’area dei Commenti restano a disposizione su questa pagina come riferimento per chi vuole continuare a praticare secondo questo approccio. su specifiche contemplazioni satipatthana e aspetti correlati della pratica vedi altri post nella categoria PERCORSI TEMATICI
TESTO DI BASE
LETTURE PRELIMINARI
A. Sucitto, Kalyana: il sentiero graduale del Buddha, Astrolabio 2003
Gunaratana, La felicità in otto passi, Astrolabio 2004 (da consultare per i riferimenti all’ottuplice sentiero)
1. consapevolezza del corpo
preliminari, 4 posture, attività fisiche
Med. guid. preliminari, consapevolezza della postura seduta
Contemplare l’ordinario
L’arte di sedersi, di Ajahn Kalyano (consigli ed esercizi per la postura di meditazione)
2. consapevolezza del corpo
parti anatomiche
3. fare pace con l’esperienza del presente- quali atteggiamenti aiutano la presenza mentale?
- Le 3 rette motivazioni/intenzioni: lasciar andare/rinuncia (la non avidità può manifestarsi come generosità, apprezzamento, gratitudine, appagamento ecc.) benevolenza/amicizia/gentilezza; compassione/non violenza/dolcezza
vedi anche Gunaratana, La felicità in otto passi, Astrolabio 2004 – cap. 2, p. 55 Il Pensiero appropriato
- Fermarsi e sentire – inserire piccole pause consapevoli durante le attività della giornata (nell’orario di lavoro, prima di addormentarsi, quando sentiamo urgenza, paura, dovere o desiderio nella mente che spinge ad agire .. ecc. )
4. consapevolezza della risonanza affettiva (vedanā)
esperienza spiacevole/dolorosa, piacevole, neutra
Vedi sezione sulle sensazioni SATIPAṬṬHĀNA SUTTA MN10
Introduzione e breve meditazione guidata consapevolezza della sensazione
5. Sulla gioia e felicità “non mondane”
Come introduzione, si può ascoltare questo video (anche solo i primi 16 min circa) e riferirsi alla Scheda del Seminario
Spunti di pratica:
- Integrare nella seduta di meditazione quotidiana la consapevolezza della ‘sensazione piacevole non mondana’ associata alla presenza mentale e alla purezza delle intenzioni della mente (vedi 3 rette motivazioni/intenzioni). Questa particolare forma di risonanza affettiva non dipende dallo stimolo sensoriale o dal contenuto della coscienza ma è associata al lasciar andare e al non afferrare e da ultimo alla saggezza. E’ un oggetto di consapevolezza nella meditazione satipatthana e va sperimentata direttamente riconoscendone chiaramente le cause. E’ il piacere del momento presente senza avidità e avversione.
- Nella seduta e nella consapevolezza delle attività fisiche durante la giornata (nelle 4 posture): Mettere a fuoco la sensazione piacevole mondana osservando il suo sorgere, cambiare e svanire (è necessario prima stabilizzare la mente nel corpo o nel respiro altrimenti se l’attenzione divaga o la presenza mentale è debole non è possibile cogliere la sottile natura di vedana.
- Contemplare con presenza mentale significa notarne il sorgere (non è sempre stata lì, ci sono cause) il permanere (occorre sentirla e osservarla silenziosamente nella sua durata, senza aggiungere commenti o reazioni) e soprattutto il CESSARE (come cambia, quando dura?) quello che in genere non notiamo perché nel frattempo la mente salta a qualcos’altro e non vediamo la dipendenza di quel piacere o dolore da fattori esterni o dai desideri e avversioni della mente.
- La sensazione piacevole o spiacevole di tipo mondano emerge dal contatto alle 6 porte sensoriali (deriva da percezioni interne, contatti con forme ecc. gradite o sgradite, dal venir meno di uno stimolo sgradevole o dal venir meno di uno stimolo gradevole)
- La sensazione neutra in meditazione (come cambia quando diamo piena attenzione silenziosa e sostenuta a uno stato mentale o fisico né piacevole, né spiacevole)
6 Contemplare i cinque impedimenti
- Vedi la sezione del SS sul quarto satipatṭhāna (contemplazione dei dhammā)
- Alcune similitudini dai sutta sui cinque impedimenti SCARICA PDF
- Primo passo: riconoscere la presenza o l’assenza degli impedimenti (discernere fra attività mentali salutari e non salutari)
Meditazione guidata: contemplare i cinque impedimenti (la presenza mentale è già stabilita sul corpo e sensazioni)
Abbandonare i cinque impedimenti
- Secondo passo: osservare e comprendere la condizionalità
I cinque impedimenti come fenomeni condizionati
7. Energia o retto sforzo
- Viriya pdf include la definizione di ‘retto sforzo’ e il brano del Satipatthana Sutta sulla contemplazione dei 7 fattori del risveglio
- Spunti di pratica: nella seduta o consapevolezza in attività, sottolineare l’aspetto del retto sforzo connesso al ‘suscitare e nutrire’: il primo scopo della meditazione è applicarsi per far sorgere le qualità salutari della mente (7 fattori del risveglio ) …
- cominciando con la presenza mentale – riconoscere quando è presente (per sostenerla e rafforzarla) e quando viene persa (per ristabilirla).
- Il fattore energia nella meditazione è collegato alla comprensione di ciò che è salutare (chiarezza o esame) e al desiderio di applicarsi.
- Osservare in che modo questi primi 3 fattori si sostengono a vicenda, in qualunque contemplazione satipatthana.
- vivekanissita pdf Il fine della pratica si sperimenta qui e ora
Affamare gli impedimenti (continua dall’audio: I 5 impedimenti come fenomeni condizionati)
Introduzione ai 7 fattori del risveglio
8. Contemplare la mente (citta)
- Leggere le istruzioni sulla contemplazione della mente Cittanupassana SATIPAṬṬHĀNA SUTTA
- Per ‘mente’ si intende ciò che conosce il corpo, le sensazioni, gli impedimenti ecc.
- Delle diverse qualità elencate, integrare nella meditazione quotidiana le prime 3 coppie: mente con o senza avidità; con o senza avversione; con o senza illusione
Contemplare la mente: mente senza avversione e brama (introduzione)
- Riconoscere la qualità di una mente dotata di presenza mentale e chiaro conoscere e il piacere che vi si associa: quello è il punto di partenza per la contemplazione della mente come processo impermanente
- Nella seduta: occorre aver stabilito la presenza mentale rispetto al corpo e alle sensazioni (di origine fisica o mentale) e aver considerato la presenza o assenza degli impedimenti, abbandonando o allentando l’identificazione con i pensieri distraenti e i concetti sul mondo ‘esterno’
- La coppia mente grande/mente ristretta può essere esperita e contemplata con riferimento allo sviluppo meditativo dei brahmavihara (benevolenza, compassione, gioia apprezzante, equanimità)
Meditazione guidata: benevolenza o amichevole gentilezza (pratica preliminare)
Meditazione guidata: brahmavihara – compassione
Le istruzioni del secondo audio presuppongono la familiarità con la pratica riassunta nelle meditazioni guidate: consapevolezza del corpo (preliminari e postura + parti anatomiche), contemplare i 5 impedimenti, e abbandonare gli impedimenti –
- sull’insegnamento relativo a come coltivare la mente ‘grande’ o ‘illimitata’ vedi La tromba di conchiglia
Grazie Letizia, più ascolto le sue riflessioni e le sue meditazioni, più mi rendo conto di quanto mi aiutino ad avanzare con più facilità nel cammino spirituale scelto e questo corrisponde a una vita più chiara e più semplice. Dunque a meno sofferenza e più equilibrio. Durante la settimana partecipo a un Sangha theravāda ma come ospite aderisco ai suoi generosi inviti. Grazie e ogni bene
Nadia
“una vita più chiara e semplice”
Mi sembra un bel modo, Nadia, di esprimere gli effetti della pratica.
Grazie a lei!
Cara Letizia,
credo che nel 2010 ho sentito la tua voce registrata, che guidava una meditazione, così per diversi anni ho solo potuto immaginare il tuo volto e la rua persona che, con sorpresa, erano abbastanza corrispondenti. Che dire? Un grazie sentito per la tua generosità e per essere per me una figura di riferimento molto importante nel cammino. Resta per ora insoddisfatto il desiderio ed il piacere di conoscerti personalmente: attendo con intima gioia quel giorno, intanto continuerai a rimanere nei miei pensieri, nella pratica, e la tua voce ancora mi accompagnerà.
L’augurio di ogni bene
Carmela
Cara Letizia, volevo ringraziarti anch’io per questo seminario così illuminante da tanti punti di vista. Conto di riprendere sistematicamente le meditazioni guidate e gli spunti di pratica, per approfondire quanto già un po’ compreso e cogliere quanto invece neanche approcciato, come per esempio tutto il lavoro dell’ultima settimana.
Approfitto per mandarti un saluto affettuoso da parte di Sandra di Pian dei Ciliegi, a cui avevo parlato di questo workshop con te.
Ancora grazie per questi due mesi di insegnamenti… ma non è un vero commiato perché potrò, come questa mattina, riascoltare la tua voce nelle meditazioni guidate…
Grazie a tutte e tutti per i commenti e l’apprezzamento. Spero che le letture consigliate, e i materiali a disposizione su questa pagina e nel resto del blog aiutino chi lo desidera a proseguire sul tracciato delineato dal laboratorio.
Per quanto riguarda eventuali domande o problematiche sulla meditazione, non sono veramente in grado di continuare a rispondere attraverso il blog o dare consigli individuali : i seminari e i ritiri sono la situazione migliore per poter verificare il lavoro che si sta svolgendo.
Date fiducia al vostro studio dell’insegnamento del Buddha, alla riflessione sulla vostra vita e sui valori che la guidano, e alla comprensione che matura con la pratica diligente.
Carissima Letizia, purtroppo proprio l’ultimo giorno del laboratorio ho avuto problemi di connessione, ho seguito per la prima ora con grande fatica perchè la voce andava e veniva e anche se quel tempo era dedicato alla meditazione, la guida sapiente delle tue parole che di tanto in tanto interveniva per sostenerci, arrivava solo a tratti generando in me un fastidio che ad un certo punto non sono piu’ riuscita a controllare.Poi si è bloccato tutto un paio di volte e non sono piu’ riuscita a seguire. Mi e’ dispiaciuto moltissimo, a maggior ragione trattandosi della conclusione di un percorso intenso, nutriente, illuminante e cosi’ generoso da rendermi difficile esprimerti a parole la mia profonda gratitudine. Nel 2016 per la prima volta, grazie a te,ho conosciuto la pratica della meditazione e da allora la mia vita e’ cambiata radicalmente e anche se il percorso della vita è come un mosaico, in cui le singole tessere assumono un senso pieno progressivamente e attraverso una pluralità di elementi, il tuo insegnamento così intimo e vissuto, sapiente e approfondito, passionale e generoso, rimane un punto di riferimento assoluto e insuperato.
Buongiorno, ho registrato l’ultimo incontro , per uso personale se , Letizia mi autorizza posso postare qui il link
Come specificato nel programma, gli incontri del Lab online non vengono registrati. L’idea è che i partecipanti imparino a utilizzare consapevolezza e memoria, e i materiali audio e le letture fornite durante il corso.
Inoltre ci sono problemi di privacy per quanto riguarda gli interventi dei partecipanti.
ciao Letizia, avrei ancora una domanda da porti.
Nella contemplazione dei 5 impedimenti dopo aver gustato per un attimo la mente priva di avversione, vedo che anche se non sono presenti in modo grossolano e specifico i 5 impedimenti la mente è grigia, piatta costantemente soggetta a tutti e 5 gli impedimenti . Cosa devo fare? contemplo questa mente ordinaria?
Ti ringrazio, anche se sento che non ti posso esprimere completamente la gratitudine per i tuoi insegnamenti
Caro Corrado, lo sviluppo della mente è un lavoro graduale e non consiste solo nel ‘rimediare’ quando si presentano gli impedimenti, ma anche nel coltivare gli stati salutari. E’ importante apprendere come evocare e sostenere il piacere e gioia della meditazione, del momento presente, monitorando il proprio atteggiamento e la propria motivazione.
Consiglio dunque di leggere e ascoltare attentamente la parte dedicata alla contemplazione della mente, e iniziare a lavorare anche con meditazioni come la benevolenza, la compassione ecc.
“Mente grigia”, “piatta”, ecc. sono percezioni, non sono la mente. Inoltre queste esperienze sono associate a una sensazione (neutra? sgradevole?) Quindi, di nuovo, la consapevolezza del sentire (senza giudizio) con amore e presenza mentale aiuta a sperimentare il cambiamento, e pian piano si entra in contatto più profondo e si lascia emergere alla coscienza di cosa si tratta in realtà, cosa si sta realmente pensando, provando, ecc. (in termini tecnici, uno degli impedimenti, oppure con quale mente si conosce il presente).
Ho aggiornato la pagina con appunti e un audio relativi alla contemplazione del citta (mente/cuore). in particolare, la parte forse più direttamente accessibile di questa contemplazione riguarda le prime 3 “coppie”
Ho aggiunto due audio/meditazioni guidate che aiutano a creare il contesto per la contemplazione diretta di un’altra coppia di qualità mentali menzionate nel satipatthana: mente ‘grande’ e mente ‘ristretta’
spero vi siano utili. vi sono altri aspetti delle istruzioni satipatthana che sono rimasti esclusi da questo laboratorio. questi divengono più chiari quando si prende familiarità con il lavoro di base.
con molti auguri di buona pratica e buon natale
Grazie di cuore.
Mi scuso tantissimo ma stasera non sarò presente per un imprevisto importante. Vi saluto tutti con umana riconoscenza per condividere il cammino!
A Letizia infinita gratitudine. Continuerò a leggervi e praticare.
Grazia
Ho aggiornato la pagina con 2 audio e appunti sul retto sforzo (o energia) e i fattori del risveglio. Le istruzioni per la contemplazione dei fattori dei risveglio nel quarto satipatthana sono suddivise in due aspetti, proprio come per gli impedimenti:
1) riconoscere la presenza o l’assenza, nel momento presente
2) osservare e studiare cosa alimenta e cosa affama quel particolare fattore – qui naturalmente si tratta di alimentare.
Ciò che alimenta la presenza mentale sono i 4 satipatthana ,quindi il diretto contatto con l’esperienza del presente secondo certe modalità. Tutte le volte che interrompiamo la distrazione, la dispersione dell’attenzione all’esterno e la proliferazione concettuale all’interno, possiamo stabilire sati, qui e ora
il suggerimento per la seduta della settimana è familiarizzarsi soprattutto con le prime tre qualità: presenza mentale, chiarezza o esame, ed energia o retto sforzo (nelle istruzioni satipatthana sono espresse come: “ardente, chiaramente cosciente e dotato di presenza mentale”)
questo si può fare mentre si porta avanti una qualunque delle contemplazioni o esercizi visti fin qui (le due meditazoni sul corpo, la contemplazione di vedana o degli impedimenti)
Buon pomeriggio a tutti, volevo avvisare che questa sera, con dispiacere, non potrò connettermi al laboratorio.
Carissima Letizia ,
In meditazione non guidata i 5 impedimenti li riporto uno a uno alla mente e noto se sono presenti oppure non sono presenti.. oppure devo osservare quel che c è senza elencarli?
Noto che in meditazione spesso direi quasi sempre non sono presenti i 5 impedimenti mentre mi è più facile riconoscerli e saltar fuori come Grillo nel quotidiano e seguire l l’indicazione di non alimentarli, una grande piacevole scoperta !!!
Grazie!
Stasera per un impegno di lavoro non potrò partecipare.
Un saluto a tutti.
Barbara
Durante la contemplazione di vedana è sorto un contatto di tipo propriocettivo all’anca ed ho subito detto “è sorta una sensazione sgradevole”, nello stesso istante mi sono resa conto che non era vero, era stata l’abitudine a definire quel tipo di contatto come “dolore” che mi ha fatto credere di provare una sensazione sgradevole, in realtà ascoltando bene non c’era alcuna sensazione, nemmeno neutra, non c’era alcuna risonanza, ma solo una semplice presa d’atto percettiva.
Poco dopo è sorta la percezione della temperatura fredda e lì sì è sorta vedana suscitata dal sottofondo di una concatenazione velocissima di pensieri abituali: freddo – prendo freddo – mi ammalo! Eccola lì la sensazione sgradevole e la voglia di coprirmi come azione di risposta.
Buongiorno a tutti. Avrei una domanda per Letizia. Durante la contemplazione dei 5 impedimenti sorge una sensazione piacevole o spiacevole sia mondana che non mondana cosa devo fare? Devo notarla, etichettarla, notare se è la causa del sorgere di un impedimento che non c’era prima, notare come cambia la qualità del citta oppure non lavorare con la sensazione e ritornare alla contemplazione precedente il sorgere della sensazione?
Grazie per quello che ci trasmetti
Se puoi sentire quello che senti silenziosamente, vedrai che cambia, e l’attenzione si libera dalle sensazioni. Non c’è nulla da fare. Le sensazioni sorgono e cessano continuamente. La comprensione si sviluppa da sé, quando c’è quiete, energia, presenza mentale.
La meditazione guidata sugli impedimenti: abbandona il pensiero o atteggiamento nocivo se riconosci che è presente. E riconosci, apprezza, silenziosamente espandi e coltiva lo spazio di una buona mente. Può essere momentaneo, ma pian piano si stabilizza quando lasciamo andare il rimuginio.
Lo scopo non è ‘notare’, è sviluppare una buona mente, o meglio un buon cuore, un citta che inclina alla retta concentrazione e alla saggezza. La meditazione sull’abbandonare gli impedimenti è particolarmente importante. Ti fa capire cosa è rilevante.
grazie Letizia comincio a capire la gradualità delle istruzioni del satipatthana sutta
Cara Letizia. Nelle istruzioni sulla contemplazione degli impedimenti c’è quella di verificarne la presenza, ma anche la loro assenza. E in questo caso di godere e apprezzare il benessere di una mente che ne è priva. Ecco, per me questo è stato assolutamente illuminante, perché fino ad ora le istruzioni erano state sempre sul riconoscimento della loro presenza, nel caso ci fossero. Questo mi ha permesso piccoli momenti di gioia che non avevo mai provato prima, anche nella vita quotidiana.
Volevo anche chiederti un commento su una fase della mia meditazione di oggi: a un certo punto ho avvertito un forte dolore a un ginocchio, ho riconosciuto la spiacevolezza e anche l’insorgere dell’avversione, però invece di focalizzare l’attenzione sulla sensazione dolorosa ho verificato la presenza in altre parti del corpo di un senso di benessere, di rilassatezza, e questo ha permesso alla mente di non contrarsi troppo nell’avversione ma di avere un senso di maggiore equilibrio: c’è dolore ma anche agio. Lo trovo rivoluzionario, per me. Ho fatto bene? Ho frainteso qualcosa?
Si, il dolore è la sensazione, l’agio nasce dall’attitudine della mente che non si contrae nell’avversione e cerca un equilibrio . E’ rivoluzionario, certo. Si chiama ‘presenza mentale!’
Le istruzioni del Buddha su come coltivarla e rafforzarla (satipatthana) vanno seguite e approfondite con diligenza, precisione e completezza (certamente per gradi); perché hanno una logica profonda e non deludono mai, come stai scoprendo!
Ma è una logica molto diversa dalle nostre abitudini e dalle nostre idee sulla ‘meditazione’ o sulla consapevolezza.
A proposito degli impedimenti alla meditazione, desidero condividere la mia esperienza recente. Durante la meditazione formale quotidiana, dalla durata di circa 40 minuti, gli ostacoli, alla meditazione, si presentano in modo tale che, spesso li riconosco, , nel loro sorgere e svanire.
Può essere un senso di noia tale per cui vorrei sentire la campana finale, oppure un senso di malevolenza per una situazione della vita quotidiana non gradita.
In genere la sessione di meditazione si svolge in modo gradevole e pacato, mi piace stare in silenzio e non ho alcuna difficoltà nel mantenere ferma la mia posizione , non soffro di dolori osteo-articolari.
Altro discorso sono gli ostacoli, che evidentemente sono presenti in me; durante la vita quotidiana può capitare che ad una osservazione , anche giusta, possa diventare motivo di reazione di stizza da parte mia e questo fatto suscita in me un po’ di frustrazione.
Questo mi fa pensare che potrei mettere in atto una strategia migliore, durante la meditazione formale, per dare la possibilità a queste “energie non salutari” di emergere e forse risolverle. Spero di essermi spiegato , ogni suggerimento è gradito.
Cara Letizia, sono al lavoro e ho appena avuto una conversazione molto banale con una collega, in seguito alla quale si è scatenato in me uno stato mentale tale che mi “impedisce” di lavorare. So esattamente quale sia lo schema mentale ( come dicevi tu durante l’incontro di lunedì, ” il martello” con cui ho inferto un colpo a me stessa) e che la mia collega non abbia alcuna responsabilità reale rispetto alla mia reazione. Percepisco esattamente la condizione che tu hai descritto: l’impedimento inquina la mente, toglie pace e lucidità e in questo caso anche se non avessi un obiettivo da perseguire ( il lavoro), non sarei comunque tranquilla. Sono agitata e sento un vortice emotivo che vorrebbe trovare una soluzione immediata. Il primo problema che voglio sottoporti è che non riesco a capire esattamente di quale impedimento si tratti, l’impatto è stato così forte che percepisco irrequietezza e malevolenza e forse anche desiderio contemporaneamente e non so se questo sia possibile o se sia solo una amplificazione dello stato mentale. La seconda questione è, quando non si ha la possibilità di sedersi sul cuscino, perchè come in questo caso si è sul posto di lavoro, ma si vivono questi stati mentali che alterano la percezione al punto da impedire lo svolgimento lucido e sereno delle proprie mansioni, cosa si può concretamente fare?
Ma, è possibile avere emozioni forti ed essere temporaneamente turbati. Penso che dobbiamo essere sereni nel riconoscere ciò e vedere che è una condizione impermanente. La contemplazione degli impedimenti richiede stabilità, chiarezza e calma.
Detto ciò, nella vita quotidiana, se riusciamo a mantenere i precetti malgrado la provocazione momentanea (cioè conteniamo le nostre parole e i nostri atti nei limiti di ciò che è appropriato e sano) stiamo andando benone. Questo, almeno, il punto di vista per chi pratica l’ottuplice sentiero.
Ho caricato sulla pagina un breve documento che contiene alcune famose similitudini dai sutta per i cinque impedimenti. Aiutano a mettere a fuoco e riconoscere pragmaticamente queste configurazioni o stati mentali.
E 2 audio sul tema.
Le istruzioni fondamentali le trovate nella sezione del 4 satipatthana sulla contemplazione dei dhamma.
Ciao Letizia avrei bisogno di un aiuto visto che siamo lavorando sulle sensazioni. Da questa estate dopo una lunga interruzione ho ripreso la pratica. In questi mesi la mente era con alti e bassi di consapevolezza e concentrazione e con una motivazione stabile e a volte energica, non ho quasi più avuto intere sedute di pratica passate nell’ottundimento. In alcune sessioni ho sperimentato una gioia profonda ed un benessere fisico e del citta che non ho mai sperimentato nella vita “normale”. Fossi stato consapevole del sorgere del perdurare e del finire della sensazione! Invece è successo che la mente si è attaccata ed ha creato una brama e una frustrazione che non ho mai sperimentato. Brama e frustrazione sorgono sia durante la giornata sia più chiaramente e forti nella pratica seduta. La mente è risucchiata in questo vortice.
Queste, credo siano sensazioni non legate alle porte dei sensi. Non so cosa fare per la pratica. Il citta è disperso, la presenza mentale anche. Quali strategie posso mettere in atto ?
In realtà è una buona cosa quando la brama e la frustrazione emergono con tanta chiarezza. La pratica può andare a un livello più profondo, riconoscendo la sofferenza e la causa della sofferenza (la brama e l’attaccamento) . Tutto bene quindi. Certamente sorgono delle sensazioni, ma il punto è rimanere aperto e completamente rilassato nella contemplazione della mente, così com’è. E abbracciare completamente la sofferenza. Senza desideri e scontento. E, possibilmente, lasciando andare il dubbio. Il radicamento nel corpo e la consapevolezza del sentire (sensazioni sgradevoli) ti aiuteranno a centrarti e a restare nel presente. Ricorda, meditiamo per lasciar andare, non per guadagnare. La pace e gioia che hai sperimentato sono solo un assaggio (c’è di più e di meglio, via via che lasciamo andare il controllo) Inoltre hai imparato qualcosa.
A un livello intermedio, si può sviluppare la presenza mentale degli impedimenti. Ne parliamo la prossima volta.
solo ora realizzo quanto impegno ho dedicato ad eliminare la sofferenza! il dubbio è diventato così forte da creare pensieri come ” se non avessi praticato non avrei sperimentato questa sofferenza”. Grazie per aver rinnovato la fiducia nelle parole del budda
Condivido alcune intuizioni derivate dalla mia esperienza in questo laboratorio a proposito di sensazioni piacevole mondane e non mondane e la loro correlazione.
Qualcuno lunedì parlava delle sensazioni piacevoli che ci dà la natura quando abbiamo occhi e presenza per “riceverla”. Thich Nhat Hanh, che cito perché ho sentito che parecchi hanno dimestichezza con la sua tradizione, parla spesso di diversi tipi di nutrimento, incoraggiandoci a cogliere la bellezza e la serenità che ci può offrire la natura. Quindi ci incoraggia a notare e ricevere sensazioni piacevoli di tipo mondano, perché ovviamente legate ai sensi.
Il mio cuscino di partica sta di fronte a una grande finestra da cui vedo i tigli del giardino, in questo momento vestiti di un giallo che cambia da un giorno all’altro e sono davvero molto ispiranti. Eppure certe volte mi siedo e li vedo bellissimi, altre volte li vedo tristi e autunnali, la sensazione è certamente mondana e spiacevole. A ben guardare mi accorgo che sono gli “occhiali” del mio citta a farmi vedere gli stessi alberi con una connotazione talvolta spiacevole, talvolta piacevole e a volte neutra.
In molti passaggi del libro “la felicità in otto passi” l’autore ci fa capire che il pensiero e la parola appropriati, l’azione appropriata, i mezzi di sostentamento appropriati, ovvero ciò che noi facciamo, pensiamo, diciamo, non solo influenza il nostro “mondo” esterno, ma condiziona anche il “mondo” interno. Infatti ci fa notare come la vita che conduciamo ha effetti su ciò che troviamo quando ci fermiamo, ci sediamo sul cuscino e volgiamo l’attenzione all’interno, al nostro stesso conoscere, agli atteggiamenti della nostra mente…
Ecco le mie semplici intuizioni (Letizia correggimi se sbaglio per favore!): Thay non va nel dettaglio di questo, mi pare, ma ci esorta a nutrirci di bellezza e stimoli salutari (i quattro tipi di nutrimento) per poter “essere pace” quando ci sediamo, e portare poi nella vita la pace del citta (sensazione piacevole di tipo non mondano).
Questo indissolubile intreccio mi fa ricordare le ricorrenti parole del Sutta: “internamente, esternamente e internamente e estarnamente…” e per questo benedico gli esercizi di integrazione giornalieri che siamo invitati a praticare!
Grazie a tutti per rendere possibile questo cammino insieme.
Mi limito a ricordare che le contemplazioni satipatthana (e gli spunti di pratica proposti su questa pagina) hanno a che vedere con la diretta esperienza del dolore, del piacere e della neutralità, indipendentemente dagli stimoli che la provocano (natura, cultura, ecc).
Non richiedono ragionamenti , opinioni o riflessioni circa le sensazioni, sia pur basate su nostre osservazioni occasionali o sulle parole di un altro.
Come recita il sutta, la contemplazione implica ardore o diligenza (cioè continuità e concentrazione sul proprio oggetto, e chiara coscienza del fenomeno osservato e della sua impermanenza.
La presenza mentale è ricettiva e aperta ai fenomeni di cui fa esperienza imparzialmente, non blocca né il piacere né il dolore. Occorre fare attenzione nel capire qual è il reale oggetto della meditazione.
La ‘natura’ con la sua bellezza o i suoi terrori è sempre stata lì, fin dall’inizio dell’umanità. Ma non è bastata, né basta ora, a creare la pace nel cuore dell’uomo, né a liberarlo dalle radici dell’avidità, dell’odio e dell’illusione.
Come sempre grazie, Letizia!
Cara Letizia, scrivo qua alcune riflessioni in merito alla esperienza delle pause effettuate durante la settimana scorsa. Avrei voluto farle a voce durante il laboratorio, ma non c’è stato il tempo. Approfitto di questa generosa opportunità che ci offri.
Ho inserito le pause in diversi momenti della giornata, in particolare nel passaggio da una attività all’altra, quando mi sentivo particolarmente sotto pressione per il lavoro da svolgere, durante momenti in cui riconosco una forma di fame compulsiva.
Nei primi due casi la sensazione che ho provato subito dopo la pausa e che a volta sentivo il bisogno di verbalizzare è stata: sono in pace, si è spezzato un vincolo, non mi sento più trascinata dalla corrente, sono calma e intera, adesso posso scegliere davvero cosa fare. L’esperienza è stata così positiva che le pause sono diventate da “compito programmato” a bisogno istintivamente cercato e attivato di fronte ad uno stimolo esterno o interno che creava pressione. Una volta mi è capitato addirittura di ritrovarmi in una stanza e non ricordare più, dopo la pausa, quale fosse “l’urgenza” che mi avesse portata là.
Invece per quanto riguarda il discorso della fame compulsiva, che pur non essendo un problema invalidante mi disturba parecchio, non sono riuscita a fare le pause: quando ci provavo sentivo una fortissima resistenza al punto addirittura di non volerci provare più. Questa resistenza e avversione verso qualcosa di estremamente salutare mi ha spaventato. Qual è l’approccio giusto in questo caso? Come posso educare la mente anche in questa condizione?
Grazie per l’attenzione, la cura, la generosità e la passione con cui conduci questo prezioso laboratorio.
“…quando ci provavo sentivo una fortissima resistenza al punto addirittura di non volerci provare più. Questa resistenza e avversione verso qualcosa di estremamente salutare mi ha spaventato. Qual è l’approccio giusto in questo caso? Come posso educare la mente anche in questa condizione?”
Questa è una buona domanda. Nei termini della nostra pratica ha a che vedere con il tema di come stabilire la presenza mentale nei riguardi dei ‘cinque impedimenti’ (che formano uno degli oggetti del quarto satipatthana). Ce ne occuperemo la prossima volta.
Frattanto, è importante e molto utile riconoscere la forza delle abitudini e degli attaccamenti, possibilmente allentando la paura, il dubbio, il senso di impotenza, di sfida, ecc. Non farne una questione personale, o di patologia, ma capire che noi non siamo in controllo.
Dobbiamo trovare un metodo più sottile e saggio di educare la mente che non sia il tiro alla fune, il dualismo fra successo e fallimento, l’accondiscendere o il contrapporsi. Attraverso sati, la presenza mentale. Ricordate? “senza desideri e scontento nei confronti del mondo”. Questo significa: la nostra pratica va mantenuta costante, senza evviva e abbasso. Continuare a osservare, senza identificazione, senza obiettivi preconcetti.
Ecco l’importanza delle pause e della diligenza in tutte le pratiche che ci proponiamo: rivelano sia dove e come possiamo lasciar andare, sia anche dove e come non possiamo (ancora).
Grazie per questa preziosissima risposta!
Grazie, Letizia, per questa bella e utile risposta e grazie a Barbara per aver posto la questione della ‘resistenza’. Durante questa settimana sta capitando anche a me, credo per stress lavorativo, di avvertire nella mia mente una forte ostilità ai miei tentativi di praticare sia le brevi pause che la meditazione. Mi sto accorgendo per la prima volta nella vita di questa sensazione spiacevole (l’ostilità che può albergare nella mente, appunto). Se penso all’anno scorso, infatti, ho avvertito sicuramente un tipo di stress e di pensieri ricorrenti molto simili a quelli di oggi, ma allora non avevo avvertito con tanta chiarezza la resistenza della mia mente alla possibilità di fermarsi e di sostare in se stessa. La meditazione mi sta facendo vedere il funzionamento della mia mente, e, per il momento, già questo mi sembra tantissimo. A presto!
Maddalena
Ho aggiornato la pagina con un video sulle Fonti della gioia. Qualcuno ieri ha fatto giustamente riferimento al concetto di felicità; il video (e i successivi della serie https://letiziabaglioni.com/video/ se in futuro avrete tempo e voglia) possono fare da introduzione alla prospettiva del buddhismo antico su questo tema, se siete nuovi all’argomento.
Una volta messo a fuoco in teoria a cosa si riferiscono le categorie satipatthana “sensazione piacevole mondana” e “sensazione piacevole non mondana”, potete passare direttamente agli spunti di pratica proposti sulla pagina.
Nota: Questa terminologia è quella adottata da B. Analayo, che ha curato la traduzione del Satipatthana Sutta dal pali all’inglese che trovate su questo blog. Personalmente, preferisco rendere questa categoria con ‘sensoriale’ e ‘non sensoriale’ o ‘spirituale’. L’espressione pali significa letteralmente: “della carne”, e “non della carne”.
Buongiorno a tutti! Ho una domanda per Letizia che mi porto dietro da quasi tutta la settimana. Nell’introduzione alla meditazione guidata sulle sensazioni, citi le sensazioni di tipo non mondano, ovvero quelle che non sono legate ai sei sensi né alle condizioni che si manifestano. Mentre mi sembra chiaro, anche esperienzialmente, cosa si intende per “sensazione piacevole di tipo non mondano”, ovvero quando il citta sorride per il suo stesso stato di presenza e “aderenza” con il conoscere, piuttosto che con il “conosciuto”, cioè quando dimora in quello spazio che si apre quando hai “messo giù” le diverse onde che lo attraversano… ecco faccio fatica a comprendere cosa intendi per sensazioni “spiacevoli” di tipo non mondano. Ho fatto delle ipotesi (concettuali, quindi so che non ci sono nell’esperienza!) ma ti ringrazio per aiutarmi a chiarire questo aspetto, se non per scritto anche domani quando ci incontriamo.
Come sempre, grazie mille per le preziose istruzioni!
Ottima domanda. In chi ha sperimentato temporanemente la libertà dagli inquinanti del cuore, e quindi la libertà dalla sofferenza, in chi ha fede nel sentiero, sorge una sensazione dolorosa di tipo spirituale quando percepisce i legami e i condizionamenti che ancora non ha superato. Questa sensazione non è associata all’avversione, ma sprona a coltivare più chiarezza e saggezza, motiva ad andare avanti sul sentiero. Non la si può lenire con il piacere dei sensi o la distrazione, come invece accade alla sensazione spiacevole mondana, sia fisica che psicologica.
Per approfondire, ascolta l’audio La sfida del dolore sulla pagina https://letiziabaglioni.com/2021/08/26/comprendere-la-sensazione/
Per chi sa l’inglese, sulla stessa pagina c’è il link all’articolo di B. Analayo The challenge of pain dove si tratta l’argomento.
Colgo l’occasione per portare i miei saluti a tutti i praticanti e ringraziare Letizia per avermi fatto conoscere questo testo. Gunaratana, La felicità in otto passi. Lo trovo veramente un ottimo compagno di pratica, avrei molte domande ma spero di farle al nostro prossimo incontro.
buongiorno, faccio un po’ fatica a non incrociare altri metodi di meditazione a cui ero abituata, i 4 satipatthana si possono susseguire in un unica sessione, oppure prima la meditazione sul corpo e poi nelle successive degli altri tre?
grazie luciana
Per non ‘incrociare’ altri metodi di meditazione, è utile prima comprendere in cosa consiste ciascuna contemplazione, a che cosa richiede di prestare particolare attenzione, quale tipo di attenzione è richiesta e perché, e a che tipo di comprensione porta. Inoltre, sviluppare l’abilità di lasciar andare i pensieri distraenti, e di sviluppare con costanza un tema.
Fin qui, abbiamo considerato gli aspetti essenziali: il corpo (sotto vari aspetti) e l’attitudine della mente (sotto forma di presenza mentale, e delle tre rette motivazioni e del loro opposto). Una volta che tieni presente questi, con continuità, lasciando andare il resto, puoi realizzare stati profondi di concentrazione e di comprensione liberante senza neppure bisgno di fare altro!
Carissima Letizia mi sorge un dubbio..come contemplare le tre rette motivazioni e il loro opposto?
In astratto? Pensando ad una situazione?
Grazie!
Si tratta di essere in contatto con la tua intenzione, con il tuo atteggiamento, mentre sei seduta in meditazione e sei consapevole dell’esperienza del presente. Percepire la qualità della tua intenzione. Lo vedremo meglio nelle meditazioni guidate.
Anzi, di fatto, in tutte le mie meditazioni guidate c’è un chiaro riferimento allo stato della mente.
Ho aggiornato la pagina con un appunto e audio relativo al secondo satipatthana – consapevolezza della sensazione – in anticipazione al tema del prossimo incontro.
Buona pratica e a presto
Cara Letizia vorrei saper se ho capito bene..
Sia se faccio brevi pause( meraviglioso momento), sia se pratico la meditazione più lunga…inizio con il connettermi attraverso respiro, postura, corpo espando e poi ascolto il mio sentire il mio umore il piacevole non piacevole o neutro…sono in contatto con l impermanenza… dammi il tuo parere,
Grazie!
Una curiosità c è un proseguo nella contemplazione?
Grazie ancora per quel che ci offri!!!
Oggi ho proprio notato che nella contemplazione delle parti anatomiche è come se si sovrapponessero diversi tipi di percezioni/sensazioni: a volte una visiva, immaginata, della parte presa in esame, e una più propriocettiva (per usare un termine caro a Letizia), ma rispetto a questa seconda esperienza c’è una sorta di incertezza se la percezione sia reale o immaginata. A volte sembra sorprendentemente reale, per esempio delle ossa del cranio, però poi sorge il dubbio se non sia invece immaginata. Altre volte è come se la mente stesse solo immaginando di percepire la parte anatomica. Ci sono anche zone del corpo che non ho affatto avvertito, le ossa della parte alta delle gambe, per esempio. Alla fine del giro di pelle, carne e ossa, che trovo sempre molto interessante ma anche stancante, ho finito la meditazione con un semplice ritornare alla percezione del corpo nel suo insieme…. aahhhh, che sollievo …..
La propriocezione è la capacità di riconoscere la posizione e il movimento del proprio corpo nello spazio senza l’ausilio della vista, di cogliere lo stato di contrazione o rilassamento dei muscoli e recepire gli stimoli provenienti dall’interno del corpo stesso.
Un grado rudimentale di propriocezione consente l’esecuzione dei compiti fisici ordinari e del coordinamento del corpo nello spazio.
Per stabilire e sostenere la consapevolezza delle 4 posture, e soprattutto per stabilire e sostenere con agio una buona postura seduta in meditazione, è utile svilupparla un pochino oltre. Ma la propriocezione si può sviluppare anche con vari tipi di ginnastica, danza ecc. (anzi, lo si fa meglio).
Sulla base di questo radicamento (che per alcuni di noi richiede del lavoro preliminare) è poi più facile procedere alle contemplazioni satipatthana, cioè meditazioni che coltivano la presenza mentale e la visione profonda allo scopo di liberarsi dalle illusioni e dalle cause della sofferenza.
La contemplazione del corpo non richiede necessariamente di visualizzare o sentire i diversi organi, ma di essere consapevoli, di ‘tenere presente’ o ‘tenere a mente’ con continuità e con un certo atteggiamento mentale (sati) cosa veramente è questo corpo come forma materiale racchiusa dalla pelle. E trarne le debite conseguenze emotive e cognitive. Inoltre, la verità delle ossa, della pelle ecc. come elementi materiali connette direttamente alla verità dell’impermanenza, alla natura condizionata del corpo, al modo in cui si connette all’ambiente e alla sua eventuale dissoluzione e mortalità.
Ho aggiornato la pagina con un appunto per ricordare il tema di riflessione di ieri e gli spunti di pratica.. Inoltre, un riferimento bibliografico sulle 3 rette motivazioni/intenzioni-
In questi giorni, per la prima volta, ho praticato la meditazione da sdraiata. Sono rientrata dall’ospedale ed è meglio non rimanere seduta per molto tempo. Dopo un iniziale momento di dubbio. Inizialmente mi sono detta ” non posso sedere quindi non posso meditare!” Mi sono ricordata dell’insegnamento di Letizia sulla meditazione da sdraiati e di Grazia, la nostra amica che, reduce da un intervento chirurgico, la sta praticando e mi son detta “e perchè no?, per quale motivo rinunciare”. Mi sono resa conto che ero intrappolata in un impedimento.
Pratico da sdraiata, il materasso mi sostiene, rilasso le parti del corpo, cerco di “ricordare insieme” piedi e mani e schiena e cerco di “allargare”.
Sì è possibile praticare, e mi va bene rimanere nelle mie possibilità, in ciò che riesco a mettere in atto.
Nel prossimo ritiro e lunedì terrò spesso lo schermo oscurato.
Grazie a tutti.
Barbara, ci faremo compagnia allora! Buona guarigione, che sia allietata dal nutrimento del citta!
Tra l’altro, nei momenti in cui incontro il dolore fisico, che per fortuna sono abbastanza circoscritti, mi prendo il famoso momento per stare con me stessa. Letizia ci ha detto: “se c’è un nemico, interno o esterno, non riuscite a stare con voi stessi…” Allora lo guardo senza avversione per farmelo amico, e mi ripeto “è solo una sensazione spiacevole”, “in questo momento è così”. Queste frasi mi aiutano a rilassarmi, ad accoglierle quel che c’è in quel momento, e siccome c’è anche il respiro e tutto il corpo intero dopo un po’ si crea uno spazio in cui assisto alla cessazione del dolore, che come tutto il resto è impermanente! Buona pratica Barbara e un abbraccio! Grazia
Grazie e buona pratica.
Buonasera a tutti purtroppo non mi ritrovo il link per partecipare al laboratorio del pomeriggio di oggi potreste inviarmelo gentilmente rosasmsr@gmail.com
Riesco a praticare meglio la presenza mentale aiutandomi con le meditazioni guidate, qui gentilmente caricate da Letizia. Infatti, è proprio la voce di Letizia, cioè le sue parole, ma anche il suono di quelle parole, a rendere la mia mente più disponibile e meno girovaga. Pensavo che il silenzio assoluto mi avrebbe dato quella quiete necessaria per la pratica… invece devo ricredermi, almeno per il momento: il silenzio può essere angosciante!
A domani.
Buongiorno a tutti,
scrivo qui una “nota pratica”. Sono reduce da un intervento chirurgico per cui domani parteciperò a telecamera spenta, desidero molto prendere parte alla sessione ma non riesco a restare seduta che pochi minuti, per cui sto praticando da sdraiata in questo periodo. Ecco, volevo solo avvisarvi che non è per mancanza di rispetto o della generosità implicata dall’offrire la propria presenza video!
Grazie, a domani
Grazia
(la stessa cosa accadrà nel ritiro online del fine settimana, durante il quale terrò prevalentemente la telecamera chiusa, tranne nei momenti di condivisione e quando riesco a stare seduta. Sto organizzando il tutto per partecipare al meglio, esprimo grande gratitudine a Letizia, staff e praticanti per le opportunità offerte!)
Cara Grazia un augurio affettuoso di pronta ripresa – grazie di averci fatto sapere. a presto!
Mi piacerebbe condividere una riflessione sul concetto di “accettazione” che è emerso nell’ultimo incontro a proposito del dolore/disarmonia.
Per me è stato importante analizzarlo e cercare di semplificarlo in modo tale da togliergli anche quell’aura che forse ci portiamo dietro per tradizione.
Nella mia esperienza dell’accettazione ho notato due momenti distinti e correlati.
Il primo momento consiste nel riconoscere che è emersa la percezione di una sensazione dolorosa e contemporaneamente l’avversione per il male nella convinzione che lo status nel quale sarei felice è quello dove il male non c’è.
Un secondo momento dove si apre a volte la possibilità di poter rinunciare alle modalità acquisite per portare avanti un’intenzione e si intravede la libertà di poter proseguire in modo più profondo.
Forse il punto non quindi è accettare passivamente o combattere ma includere le condizioni presenti e creare uno spazio mentale sempre più ampio basato sulla rinuncia e guidato dall’intenzione.
E’ questo ampliamento, questa possibilità di movimento che credo generi gioia e dia ancora più forza.
Grazie
Beatrice
Oggi è stata la mia seconda lezione di meditazione. Un disastro. Io ovviamente non la lezione. Disagio altissimo dopo la prima parte di meditazione. Irrequietezza senso di disagio altissimo. E altra cosa strana sentivo tutti i rumori amplificati. Cani gatto rumori esterni dalla strada…Non sono più riuscito a stare seduto.di questa sera
Ciao Enrico,colgo l’occasione del tuo commento per dire che, in generale, è sempre utile mettere a fuoco che cos’è che mette a disagio, esattamente, piuttosto che dare giudizi drastici sulla propria esperienza.
E se ha a che fare con la meditazione, o con qualche aspetto delle istruzioni, notare se succede la stessa cosa ogni giorno quando ti siedi a meditare, e che cosa stai facendo o pensando in quel momento.
Così puoi imparare qualcosa su come funziona la tua mente e su qual è il problema (se c’è un problema). Oppure chiedere consiglio all’insegnante su un aspetto o su una difficoltà specifica.
Grazie, per l’utile aiuto.
Ho aggiornato la pagina con un audio_ meditazione guidata solo per ricordare i passi fondamentali della contemplazione del corpo dal punto di vista delle sue parti anatomiche (versione semplificata )
fate sempre riferimento al sutta per rammentare le istruzioni di base sulla presenza mentale
è una contemplazione principalmente suggerita per la seduta, ma si può contemplare il corpo in questo modo anche durante la camminata formale, se avete modo di farla e già la praticate (ci vuole forse un po’ più di esperienza, perché con gli occhi aperti e in movimento la mente tende a distrarsi all’esterno)
consapevolezza delle posture e delle attività fisiche resta il riferimento per la pratica ‘in azione’
buona settimana e buona pratica
Cara Letizia e cari/e tutti/e,
innanzitutto ringrazio per la grande gioia che mi procura leggere i commenti, perché mi pare così che la “comunità” sia presente anche al di là dell’incontro settimanale e questo aiuta molto nella pratica, dato che, come dice Letizia, si tratta di un laboratorio e in un laboratorio si sperimenta e si condividono le osservazioni e gli esperimenti. Almeno così lo intendo.
Per quanto mi riguarda, sono sempre molto contenta di “tornare alla terra”, di porre il corpo come tema di meditazione, perché, se è vero che nella pratica Satipatthana non c’è necessariamente un ordine da seguire (è così, vero Letizia?), credo che il primo Satipatthana ci sottolinei proprio l’importanza del corpo e di come sia opportuno non dimenticarlo, ponendoci magari oggetti/temi di meditazione troppo “aerei”, per dir così, prima di avere ben salda la presenza mentale su di esso.
Ciò che vorrei condividere ora è quanto ho notato, finalmente in modo chiaro, circa la differenza tra “osservare” il corpo in attività e “stare” nel corpo in attività. Farmi la doccia al mattino, lavare i piatti o andare a fare la spesa, possono diventare delle narrazioni, delle descrizioni se io mi dico, nel mentre: ora sto insaponando la gamba, ora sto lavando la tazza, ora mi sto avviando dal fruttivendolo ecc. Così sono presente a ciò che il corpo sta facendo, vivendo, ma l’intermediario del linguaggio, della narrazione, appunto, in realtà mi allontana dalla presenza mentale. Altro è “stare” nel corpo la cui gamba è insaponata, stare nel corpo le cui mani lavano la tazza e i cui occhi la guardano ecc. ecc. Cioè, se io narro, frammento, se io “sto” non frammento. Ecco, quando riesco ad attivare la presenza mentale in questo modo, cioè “sto”, non mi sento più “separata”, e provo profonda gioia ed energia.
A domani, con gratitudine
Roberta
E’ proprio così anche per me! proprio ieri mi sono accorta che molto spesso (quasi sempre) penso, invece di sperimentare in maniera diretta, gli atti che cerco di compiere in consapevolezza. Solo nella meditazione del mattino riesco a sperimentare davvero, altrimenti resto intrappolata nel pensiero. Tanto più quindi prezioso questo laboratorio per me. Grazie e a più tardi
Grazie Letizia per la parola fluido/a che hai detto e che mi ha reso più facile osservare chiaramente ciò che avviene, il famoso “sorgere e svanire” che ho sentito non so quante volte e che non avevo ben realizzato. Tanti sorgere e svanire come onde di cui faccio esperienza e che mi cullano. Forse è un immagine un po’ poetica che mi è venuta fuori però e così che mi sono sentito
Ho due osservazioni. La prima: ho notato che, mentre provo a praticare la presenza mentale, riesco ad esercitare uno sguardo di benevolenza sulla mia persona, che generalmente invece do ‘per scontata’ nella rapidità della vita di tutti i giorni. Per intenderci, tutta presa dalla realtà circostante, ho la tendenza ad accorgermi del mio corpo solo quando presenta dei sintomi, e non mi sento quasi mai consapevole, invece, del semplice fatto che qui c’è un corpo, e che è proprio il mio. Quindi vedo che gli esercizi proposti mi stanno dando un gran beneficio.
La seconda è che nei giorni immediatamente successivi a lunedì, cioè a quando abbiamo partecipato al laboratorio, mi sembra di essere riuscita nella pratica degli esercizi assegnati. Man mano che passano i giorni mi sento invece più ‘sperduta’ e durante la pratica della presenza mentale sono più irrequieta. Quindi, sono ben felice di rivederci lunedì! Grazie!
Cara Maddalena
“Man mano che passano i giorni mi sento invece più ‘sperduta’ e durante la pratica della presenza mentale sono più irrequieta …”
Ma è proprio questo il bello della presenza mentale! Che puoi proporti di osservare questi cambiamenti nella mente con la stessa calma benevolenza che rivolgi al corpo, senza immaginare che quei pensieri di dubbio o sfiducia abbiano una qualche sostanza reale.
Vale per tutti, credo: occorre iniziare con propositi abbastanza semplici e chiari. Ogni giorno una seduta (25 min o quanto è possibile) e scegliere due o tre momenti e attività della giornata in cui esercitare la presenza mentale della postura, o dell’attività fisica max per 10 minuti (meglio se sempre le stesse, tipo lavare i piatti, camminare al lavoro, vestirsi, ecc.) così non sorgono dubbi o altri impedimenti.
Poi, ricordandosi che tutto cambia, ricordarsi anche che la cosa importante è l’intenzione, lo sforzo gentile di esercitare la presenza mentale con una certa continuità; non i risultati che sembra di aver ottenuto o le sensazioni che si provano.
Insicurezza e sicurezza, concentrazione o distrazione vanno e vengono. Non dobbiamo farci condizionare o scoraggiare.
L’irrequietezza è del tutto normale, prendila come fossero onde del mare: ma continua a portare la barchetta della presenza mentale! (piuttosto che rimanere arenata in porto). E’ così che pian piano si vincono le abitudini mentali non salutari.
In questi giorni mi è capitato più volte di sorprendermi nell’osservare la potenza delle abitudini, i solchi che creano; di come, pur assaporando quella sottile gioia, quella calma, quel senso di protezione di stare nel radicamento del corpo in qualsiasi attività si svolga, la più semplice e banale, la più impegnativa e complessa, anche solo per pochi minuti, la mente tenda a scivolare via, quasi non volesse avere nulla a che fare con quegli stati d’animo e preferisse percorrere i vecchi e conosciuti sentieri. E allora, con pazienza e diligenza, non resta che rendersene conto e tornare al radicamento, riassaporare quella gioia, quella calma, quel senso di protezione e ripetere più e più volte l’esercizio, sorridendo dei ripetuti fallimenti, con l’intenzione che nel tempo si approfondiranno nuovi solchi, nuove abitudini decisamente più salutari.
Nella pratica seduta:
L’attenzione invece di estendersi progressivamente nel corpo tende a spostarsi al punto successivo perdendo quello precedente.
Mi accorgo ogni tanto che il viso tende a aggrottarsi, come per uno sforzo di concentrazione, e allora lo rilasso intenzionalmente.
Ogni tanto il corpo ha degli scatti, ma questi mi capita quasi sempre nelle sedute.
Mi sono accorta di dover lasciar andare l’in più che mi arriva dal ricordo dei suggerimenti di Letizia per sentire davvero quello che sento. Mi intristisco se non provo pacificazione, quindi aggiungo una scontententezza inutile.
Anche durante la giornata vedo quanta più importanza do agli stati mentali rispetto al corpo, che di solito non è mai preso in considerazione.
Ho avuto qualche iniziale difficoltà a praticare nelle attività della giornata. Mi ero prefissato due o tre momenti in cui dedicarmi ma poi non mi ricordavo. Allora ho capito che mancava l’intenzione, o era debole, e allora ho pensato di agire diversamente e partire dalla mattina a mettere al primo posto delle priorità la pratica. E allora ogni tanto mi sveglio e torno al corpo, soprattutto durante attività manuali, anche banali come salire in auto, sentire il corpo fermi al semaforo, seduto davanti al computer. Per adesso sembra che funzioni…
Grazie Letizia
L’impressione oggi per me è stata più volte quella di portare il cane a spasso al guinzaglio… Dimorare con la mente nel corpo da seduti in meditazione (nonostante talvolta la mente se ne vada altrove anche in quel frangente) è un momento dedicato a questo. Nelle attività quotidiane ho notato che devo partire da una forte intenzione e comincio col dirmi: sono presente al lavarmi i denti, “pianto” il palo nel corpo (la presenza mentale stabilita nel corpo mentre lavo i denti) e subito vivo appieno il corpo nel lavare i denti, la mente è presente nel corpo, l’esperienza è chiara e piena di dettagli come se lavassi i denti per la prima volta, il guinzaglio regge bene e poi… in un secondo mi ritrovo che il cagnolino della mente è arrivato chissà dove, a fare la spesa forse, e il corpo è dimenticato… Oggi ho visto molte volte come l’abitudine ci coglie di soppiatto, quando me ne sono accorta ero già sempre “partita”, ma ho tirato molte volte il guinzaglio facendo tornare il cagnolino al corpo nell’azione che avevo deciso di svolgere in presenza mentale. Credo che per me sia meglio iniziare da azioni brevi molte volte al giorno, questo lavoro mi ha permesso però di notare tantissime volte il passaggio da una all’altra delle quattro posizioni, insomma oggi il mio corpo mi ha accompagnato più del solito nella giornata!
Grazie Letizia per questo seminario, ripartire dalla base per me è sempre di grande aiuto e bello.
Si ricomincia, ma non è mai la stessa cosa.
Nonostante pratichi la consapevolezza del corpo da molto tempo e ormai è diventata una salutare abitudine, oggi sto sperimentando che l’intento consapevole a dimorare nel corpo e a praticare con ardore (piuttosto che con l’abitudine, per quanto salutare) la consapevolezza delle posture e delle attività, oltre che potenziare la capacità e il piacere della mente nel dimorare nel corpo, anche svolgendo attività che richiedono un certo impegno intellettivo, aiuta moltissimo nella consapevolezza degli stati mentali.
Grazie Letizia.
Grazie Letizia per questa opportunità.
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con metta, buona pratica
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