Come dono d’estate e augurio di buone vacanze (o buon lavoro per chi è impegnata/o) condivido un piccolo canto – i versi sono tratti dal Karaṇīya Mettā Sutta Sutta Nipāta 1.8
la melodia e lo stile sono miei, spero che vi piaccia … e che qualcuno lo voglia imparare, in vista di una prossima performance corale al ritiro!
Sukhino vā khemino hontu sabbe sattā bhavantu sukhitattā
Ye keci pāṇa bhūtatthi tasā vā thāvarā vā anavasesā
Dīghā vā ye mahantā vā majjhamā rassakāṇukathūlā
Diṭṭhā vā yeva addiṭṭhā ye ca dūre vasanti avidūre
Bhūtā vā sambhavesī vā sabbe sattā bhavantu sukhitattā
Felici e al sicuro, che tutti gli esseri stiano bene!
che ogni creatura comunque essa sia debole o forte
alta o grande, media, bassa, minuta o grossa
visibile o invisibile vicina o lontana
nata o in procinto di nascere, che tutti gli esseri stiano bene!
Come molti di voi sapranno, alla recitazione e al canto di questo discorso del Buddha sono attribuiti valori di protezione e benedizione (provare per credere!) Diversi anni fa per esempio avevo l’abitudine di recitarlo guidando e una volta uscii indenne da un pericoloso testacoda su strada ghiacciata – attribuitelo al caso se volete!
Ma il vero potere è nello stato mentale della benevolenza, focalizzato attraverso l’energia del respiro e della voce che fanno del corpo uno strumento espressivo che comunica con l’ambiente circostante. Respirar cantando è un modo per lavorare dolcemente sulla postura, sull’incontrare e rilasciare blocchi somatici e tensioni emotive, accantonare il chiacchiericcio mentale e l’immagine di sé (“sono stonato, non ricordo le parole”, ecc.) e donarsi completamente al ritmo, al senso dell’offerta, al ricordo delle sillabe e del significato, all’esperienza tattile e alla risonanza gioiosa in cui pian piano il respiro si amplia e si modula per permettere il fluire del suono.
Per chi pratica la presenza mentale, e soprattutto per chi predilige la consapevolezza del respiro, il canto/recitazione può essere un’eccellente pratica preliminare per stabilire la presenza mentale, allineare corpo, voce e mente e innalzare l’umore. Soprattutto, è divertente! Tutte le tradizioni buddhiste offrono un’ampia gamma di bei canti e mantra che si possono integrare nella pratica.
Alcuni esempi di semplici testi in pali e relativi audio si trovano su questo blog (omaggio al buddha rifugi e precetti brahmavihara (per i testi VEDI QUI) dieci parami, metta, 16 passi anapanasati – in appendice). Per orientarvi con il pali e lo stile di recitazione theravada guardate qui (esistono diversi stili, questo è piuttosto austero ma facile) ; e nulla toglie che possiate creare la vostra melodia o il vostro stile, o memorizzare piccoli brani e frasi da recitare durante il giorno per rallegrare il cuore o aiutare la presenza mentale!
Quando l’umore è basso e la mente ingombra, quando c’è torpore o l’idea di sedersi in meditazione sembra remota o difficile, il canto o la recitazione massaggiano il corpo e l’intenzione e li portano dolcemente nel presente e fuori dalle ossessioni. Quando c’è gioia o la mente è aperta alla gratitudine, il canto o la recitazione è un mezzo per stabilizzare e irradiare l’energia positiva invece di disperderla in pensieri distraenti o chiuderla dentro. E’ una forma di preghiera disponibile anche ai non credenti.
Si può cominciare anche solo inspirando profondamente e rilasciando sull’espirazione il suono della vocale A. Rilassando tutto il corpo, senza forzare, l’attenzione segue le sensazioni tattili e il movimento interno e ascolta il suono e la pausa di silenzio prima del nuovo inspiro. Gradualmente, il volume e la durata del suono possono aumentare spontaneamente con l’alleggerirsi delle tensioni. Si può ripetere con le altre vocali, sempre ascoltando con presenza mentale le sensazioni interne e la vibrazione del suono.
Anche il semplice ascolto di un canto o recitazione meditativa è di beneficio e dispone alla calma e alla fiducia. Questo video contiene un bell’esempio di canto e danza integrati in una pratica di consapevolezza nella tradizione tibetana dzogchen.