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Il blog di Letizia Baglioni

Archivi della categoria: Senza categoria

Respirar cantando …

10 mercoledì Ago 2022

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 3 commenti

MARGHERITE (3)

Come dono d’estate e augurio di buone vacanze (o buon lavoro per chi è impegnata/o) condivido un piccolo canto – i versi sono tratti dal Karaṇīya Mettā Sutta Sutta Nipāta 1.8

la melodia e lo stile sono miei, spero che vi piaccia … e che qualcuno lo voglia imparare, in vista di una prossima performance corale al ritiro!

Mettasuttachant

Sukhino vā khemino hontu sabbe sattā bhavantu sukhitattā
Ye keci pāṇa bhūtatthi tasā vā thāvarā vā anavasesā
Dīghā vā ye mahantā vā majjhamā rassakāṇukathūlā
Diṭṭhā vā yeva addiṭṭhā ye ca dūre vasanti avidūre
Bhūtā vā sambhavesī vā sabbe sattā bhavantu sukhitattā

Felici e al sicuro, che tutti gli esseri stiano bene!

che ogni creatura comunque essa sia debole o forte

alta o grande, media, bassa, minuta o grossa

visibile o invisibile vicina o lontana

nata o in procinto di nascere, che tutti gli esseri stiano bene!

qui testo del Metta Sutta in italiano

Come molti di voi sapranno, alla recitazione e al canto di questo discorso del Buddha sono attribuiti valori di protezione e benedizione (provare per credere!) Diversi anni fa per esempio avevo l’abitudine di recitarlo guidando e una volta uscii indenne da un pericoloso testacoda su strada ghiacciata – attribuitelo al caso se volete!  

Ma il vero potere è nello stato mentale della benevolenza, focalizzato attraverso l’energia del respiro e della voce che fanno del corpo uno strumento espressivo che comunica con l’ambiente circostante. Respirar cantando è un modo per lavorare dolcemente sulla postura, sull’incontrare e rilasciare blocchi somatici e tensioni emotive, accantonare il chiacchiericcio mentale e l’immagine di sé (“sono stonato, non ricordo le parole”, ecc.) e donarsi completamente al ritmo, al senso dell’offerta, al ricordo delle sillabe e del significato, all’esperienza tattile e alla risonanza gioiosa in cui pian piano il respiro si amplia e si modula per permettere il fluire del suono.

Per chi pratica la presenza mentale, e soprattutto per chi predilige la consapevolezza del respiro, il canto/recitazione può essere un’eccellente pratica preliminare per stabilire la presenza mentale, allineare corpo, voce e mente e innalzare l’umore. Soprattutto, è divertente!  Tutte le tradizioni buddhiste offrono un’ampia gamma di bei canti e mantra che si possono integrare nella pratica. 

Alcuni esempi di semplici testi in pali e relativi audio si trovano su questo blog (omaggio al buddha rifugi e precetti  brahmavihara (per i testi VEDI QUI)  dieci parami, metta, 16 passi anapanasati – in appendice). Per orientarvi con il pali e lo stile di recitazione theravada guardate qui (esistono diversi stili, questo è piuttosto austero ma facile) ; e nulla toglie che possiate creare la vostra melodia o il vostro stile, o memorizzare piccoli brani e frasi da recitare durante il giorno per rallegrare il cuore o aiutare la presenza mentale!

Quando l’umore è basso e la mente ingombra, quando c’è torpore o l’idea di sedersi in meditazione sembra remota o difficile, il canto o la recitazione massaggiano il corpo e l’intenzione e li portano dolcemente nel presente e fuori dalle ossessioni. Quando c’è gioia o la mente è aperta alla gratitudine, il canto o la recitazione è un mezzo per stabilizzare e irradiare l’energia positiva invece di disperderla in pensieri distraenti o chiuderla dentro.  E’ una forma di preghiera disponibile anche ai non credenti. 

Si può cominciare anche solo inspirando profondamente e rilasciando sull’espirazione il suono della vocale A. Rilassando tutto il corpo, senza forzare, l’attenzione segue le sensazioni tattili e il movimento interno e ascolta il suono e la pausa di silenzio prima del nuovo inspiro. Gradualmente, il volume e la durata del suono possono aumentare spontaneamente con l’alleggerirsi delle tensioni. Si può ripetere con le altre vocali, sempre ascoltando con presenza mentale le sensazioni interne e la vibrazione del suono.

Anche il semplice ascolto di un canto o recitazione meditativa è di beneficio e dispone alla calma e alla fiducia. Questo video contiene un bell’esempio di canto e danza integrati in una pratica di consapevolezza nella tradizione tibetana dzogchen.

Déjà vu

08 venerdì Apr 2022

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 13 commenti

Nessuna guerra può essere vinta. E’ una bugia a cui non crediamo più!  – Sting (1985)

Perché non possiamo semplicemente vivere senza che la gente muoia sotto le bombe? Perché diamo più peso a interessi economici e giochi di potenza, che all’immenso dolore delle persone? Perché cadiamo tutti in questa logica guerresca? Non lo so, e cerco come tutti risposte, ma il clima di belligeranza che percepisco attorno a me, in cui vedere sofferenze ci spinge a sostenere la guerra, e chiamiamo «pace» l’inviare armi, mi preoccupa profondamente.  (Carlo Rovelli)

Leggi l’articolo di C. Rovelli su Corriere.it

Pace e disarmo in tempi di guerra

È la paura degli altri la peggiore consigliera … È la paura la radice dell’aggressività.

E’ sempre il momento di coltivare benevolenza e compassione, equanimità e apprezzamento; poiché tutti soffriamo e in misura piccola o grande infliggiamo sofferenza agli altri, per ignoranza. E tutti sappiamo agire e pensare con intelligenza e buon cuore, in piccola o grande misura.

Per farlo, non occorre essere speciali, ma risolversi ad abbandonare anche per pochi attimi (più volte al giorno) le proprie opinioni ed emozioni ristrette, i pensieri inutili basati sulla paura, sull’abitudine e sull’auto-importanza, ed estendere a tutti e ovunque un augurio di bene con i pensieri, le parole o i gesti: che tutti possano scoprire le vere cause della pace, della sicurezza e del conforto, dentro e fuori di sé.

Un metodo di meditazione o di preghiera serve a sgombrare il campo e permettere al cuore di esprimere il proprio sincero desiderio e irradiare la propria forza. Usate ciò che aiuta: senza pregiudizi, presunzione, tecnicismi o sfiducia.

Cittadini per il clima

20 domenica Feb 2022

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ Commenti disabilitati su Cittadini per il clima

Tag

cambiamento climatico

La COP26  che si è conclusa a Glasgow nel novembre scorso è solo l’ultimo dei numerosi vertici internazionali susseguitisi negli anni senza risultati concreti: dichiarazioni non vincolanti, pochi e insufficienti impegni, nulla che corrisponda alla gravità dell’emergenza ecologica e climatica  Clima: meditare e agire(3)

Gli scienziati del IPCC (commissione dell’ONU sul cambiamento climatico) sono chiari e concordi sulla diagnosi, sull’urgenza di agire ora per mitigare e gestire l’impatto del cambiamento climatico, e sulle misure da implementare

Leggi il comunicato stampa IPCC 2022

Leggi Messaggi chiave sulla mitigazione del cambiamento climatico

Ma, ancora una volta, i governi parlano e non decidono. E come potrebbero, quando le misure utili a contenere l’innalzamento della temperatura sotto 1,5 gradi (obiettivo già definito nel 2015 dagli accordi di Parigi) minano gli interessi dei colossi dell’energia e della finanza e, soprattutto, sarebbero divisive e impopolari poiché chiamano in causa lo stile di vita e di produzione delle società industrializzate a cui ben pochi immaginano di poter rinunciare?

Il cambiamento necessario non può essere atteso o imposto dall’alto, ma deve provenire dai cittadini stessi, da una consapevolezza sempre più estesa di fasce della popolazione che si attivano all’interno delle proprie comunità, delle organizzazioni dei lavoratori, del mondo dell’impresa, dell’educazione, della ricerca scientifica, dell’informazione, eccetera. 

A complemento e supporto di questa direzione programmatica va la Proposta di Legge di iniziativa popolare promossa dal comitato Politici per Caso: l’istituzione di un’Assemblea nazionale di Cittadini/e, sorteggiati in base a specifici criteri e supportati da esperti, che abbia al centro la crisi ecoclimatica e le misure da adottare per contrastarla. Le informazioni di base su questo strumento, già adottato con successo in altri paesi su questioni di rilevante impatto sociopolitico sono riassunte in un video sul sito dei promotori

Ma perché le Assemblee di Cittadini dovrebbero essere efficienti o utili nel proporre e deliberare in materie di enorme portata come quella del clima e della distruzione della biodiversità? GUARDA IL VIDEO

Se sei in sintonia con questi obiettivi e vuoi dare un contributo

Firma per sostenere la proposta di legge popolare Cittadini per il Clima

Clima: meditare e agire (3)

05 sabato Dic 2020

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 11 commenti

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cambiamento climatico, consapevolezza del presente, Etica buddhista

Nei due post precedenti con lo stesso titolo  Clima: meditare e agire   Clima: meditare e agire (2)  ho condiviso la prospettiva di autorevoli voci del mondo buddhista che richiamano l’attenzione sul tema della crisi climatica ed ecologica e suggeriscono che, lungi dall’essere due vocazioni contrapposte, la coltivazione della mente può aiutare a rispondere in modo più maturo all’immane impatto emotivo, materiale e sociale che consegue alla crisi e circolarmente la alimenta. Avevo anche fornito alcuni riferimenti per informarsi sul tema. 

Nel frattempo, il Covid19 e tutto ciò che comporta sul piano sociale, politico e psicologico è salito alla ribalta, e nell’immaginario della maggioranza delle persone e dei governi questo è uno shock globale a cui fare fronte in attesa di tornare al ‘business as usual’, oppure una piaga d’Egitto che fa da spartiacque fra un prima e un dopo. Ci sono poi le varie ‘teorie del complotto’. Ma c’è un’altra prospettiva, più accorta, secondo cui questo fenomeno, così come le migrazioni di massa e altri aspetti inquietanti dell’attualità che catalizzano l’attenzione collettiva, è in continuità con il ‘normale’ ma catastrofico trend imposto al pianeta dalle scelte dissennate dell’1 per cento della popolazione umana ‘privilegiata’,  più forte economicamente, tecnologicamente o militarmente. E le politiche neocapitaliste, neocolonialiste e razziste di sfruttamento delle risorse a puri fini di lucro, spesso ai danni dei popoli indigeni più legati alla Terra, sono in primo piano. Il nostro stile di vita e di consumi è direttamente o indirettamente legato a quelle scelte.

Questa è la prospettiva della stragrande maggioranza degli studiosi seri e dei cittadini impegnati fin dagli anni ’70  a investigare i danni, analizzare le conseguenze e produrre anticipazioni statistiche di ciò che ora vediamo accadere o paventiamo per le prossime generazioni.  Ma non abbiamo invertito la rotta, anzi. Nel report pubblicato il 6 luglio scorso le Nazioni Unite hanno inserito l’allevamento intensivo tra i fattori di rischio che provocano l’insorgenza di pandemie (oltre all’impatto ambientale già noto). Nel caso specifico del Covid 19, una riprova recente è il caso dei visoni danesi e italiani .

Ma non è compito di questo blog riverberare fatti di cronaca, report scientifici o denunce animaliste. Con questo post vorrei fare un altro piccolo passo rispetto ai due precedenti, proponendovi due video. Vi invito a guardarli e ascoltarli con calma (nell’ordine che preferite) non solo come fonte di informazione ma come  pratica di consapevolezza, stabilendo sati ricettiva verso l’esterno, come pure verso l’interno. Li condivido come parte della ricerca e dell’impegno che affianco alla meditazione.

PARTE 1:
Una spiegazione della crisi climatica ed ecologica senza giri di parole, riportando la voce inascoltata della comunità scientifica.
A cura del Prof. Francesco Gonella, docente di Fisica e Sostenibilità presso l’università Ca’ Foscari di Venezia e attivista di Extinction Rebellion.

Questi scenari sono così terribili che si preferirebbe non pensarci. Tuttavia evitare di pensarci è un fattore che contribuisce alla crisi attuale. È necessario uno strumento per contrastare sia questa forma di fuga sia la resa allo “stress da catastrofe”, che tende a impedire una azione significativa.

Bhikkhu Anālayo, Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico 

Immagina che un uomo serio e affidabile ti dicesse: ‘Vengo dall’est. Ho visto una grande montagna, alta come le nubi, che sta arrivando qui schiacciando gli esseri viventi sul suo cammino. Fai quel che devi.’ E che dall’ovest, dal nord, dal sud ne arrivassero altri a dirti la stessa cosa.  Di fronte a un così grande pericolo, a una minaccia per l’esistenza umana, che è così difficile da ottenersi, cosa faresti? SN 3.25

Il testo si riferisce all’inevitabilità della vecchiaia e della morte, e alla risposta etica e spirituale che può scaturire da questa consapevolezza. Ma l’avanzata delle montagne su cui ‘uomini seri e affidabili’ da tutte le parti richiamano l’attenzione del re (dei governi) e di noi tutti è di portata globale. Accettereste un omicidio, un suicidio o un genocidio come naturale manifestazione dell’impermanenza?  Il Buddha non ci invita al fatalismo o al conformismo ma ad andare controcorrente rispetto alle forze dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione, che sono dentro e fuori di noi. La sua era una comunità “ribelle” di individui autodisciplinati che interagivano con la società, incoraggiando certi valori e scoraggiandone altri con le proprie scelte e il proprio comportamento, non un gruppo autoreferenziale o una setta di predicatori.

Frugalità, umiltà ed empatia possono ispirare un nuovo stile di vita e nuovi modelli di relazione e di sviluppo, gli esempi virtuosi sono ovunque. Ma per migliaia di persone in tutto il mondo la risposta individuale non basta più e l’attivismo tradizionale serve solo a ridurre il senso di colpa incolpando altri (cosa che a me non è mai minimamente interessato fare).  Il futuro è qui. Non è rassicurante. Nessuno ha la ricetta. Ma incontrarlo con gli occhi aperti e un cuore solidale e creativo si può. 

Non guardare le notizie, sii la notizia!

attivate i sottotitoli in italiano cliccando sul rettangolo a destra in basso del lettore YouTube.

Come sempre, se avete reazioni, riflessioni o domande riguardo all’articolo, ai video  o alla pratica di consapevolezza, apprezzo che vengano condivise o indirizzate a me tramite l’area dei Commenti su questa pagina.

L’altro paio

21 lunedì Set 2020

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ Commenti disabilitati su L’altro paio

Un cortometraggio di 4 minuti della giovane regista egiziana Sarah Rozik che nel 2014 ha vinto il premio speciale della giuria al Luxor Egyptian and European Film Festival. Ispirato a un annedoto sul Mahatma Gandhi.

Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fin tanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. M.K. Gandhi

Generosità #Insiemeadistanza

01 mercoledì Apr 2020

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

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Mi segnalano e volentieri condivido questo documentario realizzato da Andrea Fenoglio, il primo di una serie in cui si propone di raccontare l’emergenza coronavirus attraverso le vite di alcuni abitanti del comune di Pinerolo (TO): “Persone che, nella fissità di questi giorni, hanno mantenuto il dinamismo del pensiero”.

Ecco: la generosità come dinamismo del pensiero invece della paralisi e del ripiegamento del cuore nella paura e nell’inerzia. Sono certa che avrete trovato tanti piccoli e grandi modi in questi giorni per alimentare con gesti quotidiani ovunque vi troviate e con chiunque siate questo prezioso fondamento che è la generosità. Per chi pratica il Dhamma, spesso non si tratta di fare qualcosa di più o di speciale, ma di tener viva l’inclinazione a dare come “ornamento ed equipaggiamento della mente” (Aṅguttara Nikāya 8.33, vedi anche QUI)

Per parte mia mi permetto di ricordare qui uno dei modi facili e immediati con cui chiunque di noi anche se ha poco può contribuire allo sforzo del nostro sistema sanitario pubblico: DONARE AGLI OSPEDALI DELLA VOSTRA REGIONE  guardate la lista e i dettagli QUI   Per il Veneto suggerisco di utilizzare il CC istituito dalla Regione Veneto

Per me è un vero piacere e fonte di fiducia riflettere sui buoni esempi e le buone qualità degli altri e metterle in evidenza, soprattutto quando i protagonisti sono persone non eroiche o speciali o famose come Davide Petenzi , che di giorno fa il fattorino e di notte stampa in 3D,  e ha messo la sua passione al servizio della collettività. Buona visione!

 

Sempre sul filo della parola d’ordine #Insiemeadistanza stiamo pensando a come incontrarci per meditare via internet, stante l’incertezza del programma di ritiri già concordato. A breve farò un post di AGGIORNAMENTO con i dettagli; ma controllate anche il CALENDARIO per comunicazioni da parte del gruppo degli organizzatori dei ritiri di Tossignano BO (alias Kalyana APS). A presto. 

Clima: meditare e agire (2)

16 lunedì Dic 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 5 commenti

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cambiamento climatico, Etica buddhista, meditazione di consapevolezza, meditazione e impegno sociale

Come supplemento all’articolo già pubblicato su questo blog  Clima: meditare e agire condivido qui due recenti lavori di Bhikkhu Anālayo che affrontano il tema della crisi ecologica e del riscaldamento globale dal punto di vista del pensiero del buddhismo antico, e di come la pratica della presenza mentale può aiutarci a comprendere e non alimentare risposte emotive dolorose e non efficaci, come il diniego o l’indifferenza, la rabbia, l’ansia, il dolore e la rassegnazione, fornendoci riflessioni e strumenti per poter pensare e agire più saggiamente in tempi di crisi.

Un articolo, apparso originariamente sulla rivista Mindfulness, 2019, 10.9: 1926–1935 (tradotto in italiano) Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico

Un saggio, pubblicato dal Barre Center for Buddhist Studies, Barre MA. 2019 Mindfully Facing ClimateChange

Nella prefazione al saggio del ven. Anālayo, l’insegnante di Dharma James Baraz osserva come i praticanti siano spesso riluttanti ad ascoltare discorsi su questo tema, considerandolo ‘troppo politico’ o fuori luogo nell’ambito di un ritiro di meditazione, oltreché fonte di ansia e altre emozioni ‘difficili’:

Comprensibilmente, cercano scampo dall’intensità emotiva e dal bombardamento delle notizie sensazionalistiche piene di acrimonia, polemica e paura … Però, mi chiedo se non sia una contraddizione impegnarsi nella pratica cercando al tempo stesso di evitare la verità. Da un lato, vorrei offrire parole che calmano la mente e il cuore, ma dall’altro prendo sul serio l’esempio del Buddha secondo il quale, per essere veramente liberi, è necessario confrontarsi con dukkha direttamente, e trasformarlo abilmente in compassione e saggezza.

La mia esperienza nel condividere il Dhamma e la meditazione qui in Italia è molto simile. A volte, sembra esserci l’aspettativa che  la meditazione possa o debba schermare dalla realtà del “mondo” e della politica, quindi dalle sollecitazioni percepite da qualunque individuo adulto, inserito in un contesto sociale, a prendere posizione e orientare le proprie scelte, le proprie idee e i propri comportamenti in maniera riflessiva e autonoma. Forse pensiamo che la meditazione dovrebbe renderci immuni o proteggerci dalla distruttività che è presente nella società umana, ma prima ancora nelle nostre vite e nella nostra stessa mente, in forme più o meno sottili. O ancora, che debba fornirci mezzi che ‘magicamente’ riducano l’ansia o trasformino la rabbia in qualcosa di ‘buono’, senza assumerci l’onere di accogliere, sentire, comprendere e digerire le nostre emozioni, assumendoci la piena responsabilità dei modi di pensare, delle aspettative, delle percezioni e dei valori che le sottendono. Quasi che le emozioni siano entità indipendenti e causate da forze esterne a noi, da circostanze oggettive alle quali, tutt’al più, noi dobbiamo sottrarci o imparare a rispondere con ‘equanimità’.

A me pare che, talvolta, gli insegnamenti buddhisti, l’insegnante, il gruppo di pratica e le pratiche stesse derivate dal buddhismo siano investite, più o meno consciamente, di una richiesta di rassicurazione e protezione molto simile a quella che il bambino rivolge ai genitori; oppure, fungano da elementi identitari che permettono di sentirsi dalla parte dei ‘buoni’; spesso, dei più fragili o più sensibili rispetto a un mondo orientato a disvalori ‘alieni’ come l’avidità, il consumismo, l’aggressività, l’odio o la competizione. Il Buddha, però, ci invitava a vedere che questi disvalori hanno alla base meccanismi profondi che condizionano tutti noi, tramite l’ignoranza e la sete, cioè il desiderio innestato egocentricamente e attorno a premesse illusorie. L’altra faccia dell’idealizzazione è il disinganno, e quindi è altrettanto diffuso, oggi, un atteggiamento piuttosto cinico, scettico, o ‘razionalista’ che nega la possibilità di libertà radicale e di profonda trasformazione presentata dalle fonti del buddhismo antico e le testimonianze di coloro che la incarnano in diversa misura nel mondo contemporaneo. Tutt’al più, si sostiene, possiamo aspirare ad accettare con compassione ciò che non potremo mai cambiare, dentro di noi e nella società.

Certo, la capacità di rinunciare veramente e profondamente alle fantasie onnipotenti del bambino, e iniziare a pensare e agire con umiltà, ma senza tirarsi indietro, non è impresa da poco, nella sfera sociale, nella vita privata e nell’arte della meditazione. Ma la pratica del Dhamma, così come la intendo e la sperimento, aiuta in questo compito. E, lasciando andare le illusioni, quello che mi resta in mano, sempre di più, non è cinismo, scetticismo, razionalismo, scoraggiamento o il classico sorriso del ‘paternalismo’ buddhista:  ma una sobria, semplice e calorosa buona volontà, che non sottovaluta, né glorifica, l’impatto di tante buone volontà connesse e indipendenti che operano in questo mondo. 

Evitando ogni semplificazione, e con la consueta miscela di precisione accademica e desiderio di rendere utili agli altri questi insegnamenti che ama, i due lavori del ven. Analayo ci accompagnano, mi pare, in questa direzione.

 

 

 

Clima: meditare e agire

14 giovedì Nov 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 4 commenti

Tag

Bhikkhu Analayo, cambiamento climatico, meditazione e impegno sociale, Venezia

Condivido qui una video-intervista di James Baraz al ven. Bhikkhu Anālayo , trasmessa in occasione di un recente convegno a sostegno del progetto One Earth Sangha sui temi del cambiamento climatico, della crisi ecologica e di come possiamo rispondere con saggezza alla luce del Dharma.

L’intervista inizia al minuto 1:09:00 e termina a 1:44.23 del video qui sotto. Se avete modo e piacere di tradurne brani dall’inglese, a beneficio degli altri lettori del blog, postateli nell’area dei Commenti di questo articolo (e grazie mille!)

La premessa del ven. Anālayo nei primi minuti dell’intervista mi sembra particolarmente significativa: egli osserva che, essendosi formato come buddhista in Asia, in particolare nello Sri Lanka, non ha mai capito perché bisognerebbe scegliere fra impegno sociale e meditazione; lungi dal vederle come due attività incompatibili o difficili da coniugare (come avviene talvolta in occidente), le ritiene da sempre intimamente connesse:

La presenza mentale è qualcosa che mi rende più consapevole. Mi rende più consapevole di ciò che accade dentro, ma anche più consapevole di cosa accade fuori. E quando vedo che fuori c’è sofferenza, come posso chiudere gli occhi e dire ‘voi laggiù soffrite, io voglio meditare’?

Pur dando priorità alla pratica e dedicando molto tempo alla meditazione intensiva, prosegue, ricorda come il centro di ritiro in Kandy che gestiva era anche promotore di microinterventi a favore della popolazione rurale e degli indigenti. Ogni volta che andava in Germania, racconta, tornava con una valigia di occhiali da vista dismessi che aveva raccolto e che adattavano, per poi distribuirli a chi ne aveva bisogno.

Un altro spunto importante, a mio avviso, è dove Anālayo osserva che il dolore e la rabbia che bloccano la retta comprensione e azione nel mondo sono frutto di percezioni non utili, come la romanticizzazione della natura (il concetto stesso di ‘Madre Terra’ come un vivente generoso che patisce le conseguenze dei nostri errori porta a un’antropomorfizzazione che richiama emozioni angoscianti).

Questa intervista è un grande incoraggiamento a crescere, su tutti i piani, ad aprire gli occhi e agire dove e come possiamo, anche con forza, per il nostro pianeta e il futuro dell’umanità, ma ben consapevoli della qualità delle nostre intenzioni e sulla base di lucide e realistiche percezioni.

PER INFORMARSI links utili sulla crisi climatica ed ecologica

Fridays for Future Italia     Extinction Rebellion Italia

Rapporto Speciale IPCC  sui Cambiamenti Climatici, Desertificazione, Degrado del suolo, Gestione Sostenibile del territorio, Sicurezza Alimentare e Flussi dei Gas ad Effetto Serra negli Ecosistemi Terrestri

Clima emergenza-mondiale. Sole24 Ore

Aggiungo un articolo apparso su Il Manifesto di oggi sulla recente emergenza acqua alta in Venezia:  aumentano-le-calamita-non-sono-piu-naturali

Migranti

06 martedì Ago 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 3 commenti

Come pausa estiva concedo a questo blog un piccolo detour dal Canone pali (e simili) per condividere una cosa che avevo scritto dieci anni fa, all’indomani dell’entrata in vigore della legge 94 del 2 luglio 2009 che introduce in Italia il reato di immigrazione clandestina  Non scrivo poesie, e nel caso non le conservo (e se le conservo non le leggo a nessuno); ma questa piccola ballata (con melodia da abbinare a piacere, canticchiando stonati) l’ho ritrovata “per caso” fra vecchi file all’indomani dell’approvazione del Decreto sicurezza bis  quindi si vede che voleva essere ascoltata.

Per me, parla l’io/tu plurimo (non corale) variabile e decentrato che incontro quando medito, o quando sto per la strada o siedo sui treni o nei locali in vigile   consapevolezza in mezzo ai miei simili; a volte, nella mente restano fotogrammi, occhiate scambiate, sensazioni, fantasie, stralci di conversazione; a volte, mentre il tutto scivola verso il silenzio, un pezzetto si appiccica sulla carta (o viene intonato ad alta voce, o col gesto). Voi traetene quel che vi pare (o non vi pare). E scrivetene altre, magari da lasciare davanti al parlamento, al comune, in ufficio, a scuola, o dove volete (sì, le istituzioni con la minuscola, perché è così che le vivo oggi, e vivo il mio paese, l’italia. Spero di tornare alla corretta ortografia quanto prima, o meglio ancora, che ne inventeremo una nuova per ora impensata).

Tu portavi una corona

di rosario intorno al collo

io una catena di pensieri interrotta

e una fame che non puoi comperare

Tu parli una lingua di troppo

la mia è troppo asciutta

ci vorrebbe del vino

la mia è troppo amara

com’è amaro il destino

Da dove vieni?

E dove vai?

Da dove vieni?

E dove vai?

Ti lascio il mio vestito bianco

anche il PC –  quello nero e cromato

(quello rosso e un po’ imbalsamato

l’hanno da tempo rottamato)

Ti lascio i miei Monet

col fieno dorato che fruscia al vento

in dieci in un appartamento

un palmo di terra su cui riposare

Sali sul mio cammello

che ondeggia come il mare

voglio portarti lontano

dove non ci possano trovare

cantami una canzone

non farmi addormentare

ti lascio all’angolo del tuo primo sogno

prima di ripartire

Tu avevi un velo nero

il volto piccolo un po’ affannato

io gli occhi grandi e un giornale spiegazzato

dalle cazzate di un giornalista venduto

Io ho un coltello affilato

tu i denti bianchi che fanno paura

io ho un violino intonato

tu hai ancora voglia di avventura

Da dove vieni?

E dove vai?

Da dove vieni?

E dove vai?

E  i morti invocano

un paese sicuro

senza pudore e senza cordoglio

c’è puzza d’imbroglio

c’è aria di botte:

vuoi essere uno di loro?

Sali sul mio cammello

che ondeggia come il mare

voglio portarti lontano

dove non ci possano trovare

cantami una canzone

non farmi addormentare

ti lascio all’angolo del tuo primo sogno

prima di ripartire.

Tu portavi una corona

di rosario intorno al collo

io una catena di pensieri interrotta

e una fame che non puoi comperare

sì, una fame che non puoi comperare.

MIGRANTI (canzone italiana) luglio 2009

Inno

07 domenica Lug 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 3 commenti

In maniera fortuita, è tornata oggi alla mia attenzione la bella canzone di Leonard Cohen, Anthem.  Ne ho tradotto qui il testo, e ho aggiunto un video per farvela ascoltare (con molti ringraziamenti all’autore che lo ha postato su YouTube).

Mi sembra che dica, molto meglio di quanto potrei fare io in prosa, qualcosa che abbiamo bisogno di ascoltare quando le circostanze ci chiamano, come oggi (e forse come sempre) a dare il meglio di noi, invece di aggravare il mondo con il peso del nostro rifiuto, della nostra rabbia, della nostra rassegnazione. Aprire gli occhi nell’oscurità – internamente ed esternamente – con consapevolezza e amore rende la mente più forte e fiduciosa che limitarsi a volere la luce. Anche perché (e il Buddha sarebbe d’accordo) “C’è una crepa in ogni cosa…”

Cantavan gli uccelli
al levar del giorno
Ricomincia daccapo
dicevano
Non indugiare
su quel che è stato
o che non è ancora.

Le guerre saranno
combattute ancora
La sacra colomba
verrà catturata
comprata e venduta
e ricomprata ancora:
la colomba non è mai libera.

Suona le campane che ancora possono suonare
dimentica la tua offerta perfetta
c’è una crepa in ogni cosa
è così che entra la luce.

Volevamo i segni,
li abbiamo avuti:
la nascita tradita
il matrimonio finito
la vedovanza
di ogni governo –
segni che ognuno può vedere.

Non posso più correre
con il  branco senza legge
mentre gli assassini altolocati
recitano preghiere ad alta voce.
Ma hanno evocato
una nube di tempesta
e mi farò sentire.

Suona le campane che ancora possono suonare
dimentica la tua offerta perfetta
c’è una crepa in ogni cosa
è così che entra la luce.

Puoi sommare le parti
ma non avrai il tutto
Puoi attaccare la marcia
ma non c’è il tamburo
Ogni cuore, ogni cuore
verrà all’amore
ma come un rifugiato.

Suona le campane che ancora possono suonare
dimentica la tua offerta perfetta
c’è una crepa in ogni cosa
è così che entra la luce.

Suona le campane che ancora possono suonare
dimentica la tua offerta perfetta
c’è una crepa in ogni cosa
è così che entra la luce.
è così che entra la luce.
è così che entra la luce.

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