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Il blog di Letizia Baglioni

Archivi tag: meditazione e impegno sociale

Clima: meditare e agire (2)

16 lunedì Dic 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 5 commenti

Tag

cambiamento climatico, Etica buddhista, meditazione di consapevolezza, meditazione e impegno sociale

Come supplemento all’articolo già pubblicato su questo blog  Clima: meditare e agire condivido qui due recenti lavori di Bhikkhu Anālayo che affrontano il tema della crisi ecologica e del riscaldamento globale dal punto di vista del pensiero del buddhismo antico, e di come la pratica della presenza mentale può aiutarci a comprendere e non alimentare risposte emotive dolorose e non efficaci, come il diniego o l’indifferenza, la rabbia, l’ansia, il dolore e la rassegnazione, fornendoci riflessioni e strumenti per poter pensare e agire più saggiamente in tempi di crisi.

Un articolo, apparso originariamente sulla rivista Mindfulness, 2019, 10.9: 1926–1935 (tradotto in italiano) Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico

Un saggio, pubblicato dal Barre Center for Buddhist Studies, Barre MA. 2019 Mindfully Facing ClimateChange

Nella prefazione al saggio del ven. Anālayo, l’insegnante di Dharma James Baraz osserva come i praticanti siano spesso riluttanti ad ascoltare discorsi su questo tema, considerandolo ‘troppo politico’ o fuori luogo nell’ambito di un ritiro di meditazione, oltreché fonte di ansia e altre emozioni ‘difficili’:

Comprensibilmente, cercano scampo dall’intensità emotiva e dal bombardamento delle notizie sensazionalistiche piene di acrimonia, polemica e paura … Però, mi chiedo se non sia una contraddizione impegnarsi nella pratica cercando al tempo stesso di evitare la verità. Da un lato, vorrei offrire parole che calmano la mente e il cuore, ma dall’altro prendo sul serio l’esempio del Buddha secondo il quale, per essere veramente liberi, è necessario confrontarsi con dukkha direttamente, e trasformarlo abilmente in compassione e saggezza.

La mia esperienza nel condividere il Dhamma e la meditazione qui in Italia è molto simile. A volte, sembra esserci l’aspettativa che  la meditazione possa o debba schermare dalla realtà del “mondo” e della politica, quindi dalle sollecitazioni percepite da qualunque individuo adulto, inserito in un contesto sociale, a prendere posizione e orientare le proprie scelte, le proprie idee e i propri comportamenti in maniera riflessiva e autonoma. Forse pensiamo che la meditazione dovrebbe renderci immuni o proteggerci dalla distruttività che è presente nella società umana, ma prima ancora nelle nostre vite e nella nostra stessa mente, in forme più o meno sottili. O ancora, che debba fornirci mezzi che ‘magicamente’ riducano l’ansia o trasformino la rabbia in qualcosa di ‘buono’, senza assumerci l’onere di accogliere, sentire, comprendere e digerire le nostre emozioni, assumendoci la piena responsabilità dei modi di pensare, delle aspettative, delle percezioni e dei valori che le sottendono. Quasi che le emozioni siano entità indipendenti e causate da forze esterne a noi, da circostanze oggettive alle quali, tutt’al più, noi dobbiamo sottrarci o imparare a rispondere con ‘equanimità’.

A me pare che, talvolta, gli insegnamenti buddhisti, l’insegnante, il gruppo di pratica e le pratiche stesse derivate dal buddhismo siano investite, più o meno consciamente, di una richiesta di rassicurazione e protezione molto simile a quella che il bambino rivolge ai genitori; oppure, fungano da elementi identitari che permettono di sentirsi dalla parte dei ‘buoni’; spesso, dei più fragili o più sensibili rispetto a un mondo orientato a disvalori ‘alieni’ come l’avidità, il consumismo, l’aggressività, l’odio o la competizione. Il Buddha, però, ci invitava a vedere che questi disvalori hanno alla base meccanismi profondi che condizionano tutti noi, tramite l’ignoranza e la sete, cioè il desiderio innestato egocentricamente e attorno a premesse illusorie. L’altra faccia dell’idealizzazione è il disinganno, e quindi è altrettanto diffuso, oggi, un atteggiamento piuttosto cinico, scettico, o ‘razionalista’ che nega la possibilità di libertà radicale e di profonda trasformazione presentata dalle fonti del buddhismo antico e le testimonianze di coloro che la incarnano in diversa misura nel mondo contemporaneo. Tutt’al più, si sostiene, possiamo aspirare ad accettare con compassione ciò che non potremo mai cambiare, dentro di noi e nella società.

Certo, la capacità di rinunciare veramente e profondamente alle fantasie onnipotenti del bambino, e iniziare a pensare e agire con umiltà, ma senza tirarsi indietro, non è impresa da poco, nella sfera sociale, nella vita privata e nell’arte della meditazione. Ma la pratica del Dhamma, così come la intendo e la sperimento, aiuta in questo compito. E, lasciando andare le illusioni, quello che mi resta in mano, sempre di più, non è cinismo, scetticismo, razionalismo, scoraggiamento o il classico sorriso del ‘paternalismo’ buddhista:  ma una sobria, semplice e calorosa buona volontà, che non sottovaluta, né glorifica, l’impatto di tante buone volontà connesse e indipendenti che operano in questo mondo. 

Evitando ogni semplificazione, e con la consueta miscela di precisione accademica e desiderio di rendere utili agli altri questi insegnamenti che ama, i due lavori del ven. Analayo ci accompagnano, mi pare, in questa direzione.

 

 

 

Clima: meditare e agire

14 giovedì Nov 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 4 commenti

Tag

Bhikkhu Analayo, cambiamento climatico, meditazione e impegno sociale, Venezia

Condivido qui una video-intervista di James Baraz al ven. Bhikkhu Anālayo , trasmessa in occasione di un recente convegno a sostegno del progetto One Earth Sangha sui temi del cambiamento climatico, della crisi ecologica e di come possiamo rispondere con saggezza alla luce del Dharma.

L’intervista inizia al minuto 1:09:00 e termina a 1:44.23 del video qui sotto. Se avete modo e piacere di tradurne brani dall’inglese, a beneficio degli altri lettori del blog, postateli nell’area dei Commenti di questo articolo (e grazie mille!)

La premessa del ven. Anālayo nei primi minuti dell’intervista mi sembra particolarmente significativa: egli osserva che, essendosi formato come buddhista in Asia, in particolare nello Sri Lanka, non ha mai capito perché bisognerebbe scegliere fra impegno sociale e meditazione; lungi dal vederle come due attività incompatibili o difficili da coniugare (come avviene talvolta in occidente), le ritiene da sempre intimamente connesse:

La presenza mentale è qualcosa che mi rende più consapevole. Mi rende più consapevole di ciò che accade dentro, ma anche più consapevole di cosa accade fuori. E quando vedo che fuori c’è sofferenza, come posso chiudere gli occhi e dire ‘voi laggiù soffrite, io voglio meditare’?

Pur dando priorità alla pratica e dedicando molto tempo alla meditazione intensiva, prosegue, ricorda come il centro di ritiro in Kandy che gestiva era anche promotore di microinterventi a favore della popolazione rurale e degli indigenti. Ogni volta che andava in Germania, racconta, tornava con una valigia di occhiali da vista dismessi che aveva raccolto e che adattavano, per poi distribuirli a chi ne aveva bisogno.

Un altro spunto importante, a mio avviso, è dove Anālayo osserva che il dolore e la rabbia che bloccano la retta comprensione e azione nel mondo sono frutto di percezioni non utili, come la romanticizzazione della natura (il concetto stesso di ‘Madre Terra’ come un vivente generoso che patisce le conseguenze dei nostri errori porta a un’antropomorfizzazione che richiama emozioni angoscianti).

Questa intervista è un grande incoraggiamento a crescere, su tutti i piani, ad aprire gli occhi e agire dove e come possiamo, anche con forza, per il nostro pianeta e il futuro dell’umanità, ma ben consapevoli della qualità delle nostre intenzioni e sulla base di lucide e realistiche percezioni.

PER INFORMARSI links utili sulla crisi climatica ed ecologica

Fridays for Future Italia     Extinction Rebellion Italia

Rapporto Speciale IPCC  sui Cambiamenti Climatici, Desertificazione, Degrado del suolo, Gestione Sostenibile del territorio, Sicurezza Alimentare e Flussi dei Gas ad Effetto Serra negli Ecosistemi Terrestri

Clima emergenza-mondiale. Sole24 Ore

Aggiungo un articolo apparso su Il Manifesto di oggi sulla recente emergenza acqua alta in Venezia:  aumentano-le-calamita-non-sono-piu-naturali

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