Nessuna guerra può essere vinta. E’ una bugia a cui non crediamo più! – Sting (1985)
Perché non possiamo semplicemente vivere senza che la gente muoia sotto le bombe? Perché diamo più peso a interessi economici e giochi di potenza, che all’immenso dolore delle persone? Perché cadiamo tutti in questa logica guerresca? Non lo so, e cerco come tutti risposte, ma il clima di belligeranza che percepisco attorno a me, in cui vedere sofferenze ci spinge a sostenere la guerra, e chiamiamo «pace» l’inviare armi, mi preoccupa profondamente. (Carlo Rovelli)
Leggi l’articolo di C. Rovelli su Corriere.it

È la paura degli altri la peggiore consigliera … È la paura la radice dell’aggressività.
E’ sempre il momento di coltivare benevolenza e compassione, equanimità e apprezzamento; poiché tutti soffriamo e in misura piccola o grande infliggiamo sofferenza agli altri, per ignoranza. E tutti sappiamo agire e pensare con intelligenza e buon cuore, in piccola o grande misura.
Per farlo, non occorre essere speciali, ma risolversi ad abbandonare anche per pochi attimi (più volte al giorno) le proprie opinioni ed emozioni ristrette, i pensieri inutili basati sulla paura, sull’abitudine e sull’auto-importanza, ed estendere a tutti e ovunque un augurio di bene con i pensieri, le parole o i gesti: che tutti possano scoprire le vere cause della pace, della sicurezza e del conforto, dentro e fuori di sé.
Un metodo di meditazione o di preghiera serve a sgombrare il campo e permettere al cuore di esprimere il proprio sincero desiderio e irradiare la propria forza. Usate ciò che aiuta: senza pregiudizi, presunzione, tecnicismi o sfiducia.
Ieri sera su Rai 3 ho visto una puntata di “Che ci faccio qui”, un programma di Domenico Iannaccone , che si intitola “Nelle tue mani”. Ne allego il link: https://www.raiplay.it/video/2022/04/Che-ci-faccio-qui—Nelle-tue-mani—Puntata-16042022-b32bc257-f7f9-49e1-ab64-7cc997e9b068.html
Una psicologa in pensione, Lorena Fornasir, di Trieste e un prete operaio , Alessandro Santoro, di Firenze raccontano il loro modo di “essere qui”, in questo corpo, su questo pianeta, di questi tempi.
Abbiamo da poco riflettuto insieme su Sila, ne abbiamo fatto tema di studio e di pratica e trovare incarnate la retta parola, la retta azione e il retto modo di stare al mondo nelle testimonianze di Lorena e Alessandro l’ho sentito come un dono che mi ha colmata di gratitudine e gioia.
Accompagnarsi, anche a distanza, a vite vissute in modo retto, in un modo che onora la possibilità di bene, e di compassione di cui siamo capaci, lo trovo di grande sostegno nel riconciliarmi con l’ essere a questo mondo.
Sono tante le suggestioni, a cominciare dal titolo “Nelle tue mani”. Il tatto, tra i sei sensi, è forse il più diretto, il più intuitivo. C’è la fiducia e c’è l’affidarsi, la cura e la carezza, la compassione e la benevolenza.
Buona Pasqua
Grazie Santa! Per vedere il programma dovrete fare un account gratuito su Raiplay (ci vuole un attimo) dopo aver premuto il link.
E’ importante nutrire la pace innanzitutto dentro di noi e i media possono aiutarci fornendoci ponti con realtà e pensieri costruttivi; oppure, possono riversare ‘paccottiglia’ nelle nostre teste iperstimolate.
Sta sempre a noi!
Grazie Letizia per l’articolo di Rovelli. Esprime in maniera chiara e pacata quello che cerco di rappresentare dall’inizio della guerra alla maggioranza dei miei amici con i quali per la prima volta mi trovo in disaccordo
Associarsi ai saggi … Grazie Letizia per il materiale pubblicato. Ho un’amica russa che appena è scoppiata la guerra mi ha fatto un racconto simile, nei riferimenti storici, a quello di Carlo Rovelli (ho visto anche il suo intervento a Piazza Pulita dello scorso 20 marzo). Sono molto ignorante – non solo in senso buddista – sulla storia politico economica, quindi non avevo elementi per dissentire o per controbattere ma il suo racconto mi sembrava plausibile (gli interessi Nato-USA). Solo che di fronte ad una storia che trovavo plausibile mi trovavo poi di fronte al dilemma “ok, ma se qualcuno, chiunque sia, aggredisce un altro, io cosa faccio?”. Mi sembrava a quel punto di dovermi schierare da una parte o dall’altra, mentre dentro di me sentivo il cuore (una sensazione che localizzo nel cuore) che diceva “comunque pace” … insomma una grande confusione. Si, ho manifestato per la pace e certo sono contro la guerra, ma c’erano momenti in cui questo mi sembrava facile, troppo facile e di fronte all’incalzare dei notiziari e delle immagini, sorgeva nuovamente la domanda “si ma in questo caso cosa fare?”, Poi ci sono stati gli incontri sull’etica buddista, poi c’è stato questo articolo di Rovelli e non ultimo il tuo post sul prossimo laboratorio “Il respiro il luogo dell’unione”. Ecco, si, connettere mente e cuore! Che bello anche solo dirlo e sentirlo dire, ma perché così pensando sento, o almeno una parte di me lo sente, che mi è facile dichiararmi pacifista perchè non stanno bombardando me? Ecco, mi accorgo di quanto mi sia difficile stare nell’incertezza, nella sofferenza – perchè anche non sapere dove e come stare crea sofferenza … insomma una grande confusione. Poi ascolto la canzone di Sting e sento di volere abbracciare la mia amica russa. Parole confuse frutto della mente confusa ma so che sto cercando il modo per poter stare con i dubbi senza farmene travolgere e cercando di uscire dalle omologazioni e dall’omologare. Unire mente e cuore, quantomeno allenarmi, credo che aiuterà. Grazie Letizia, grazie prof. Rovelli
Caro Paolo, attualmente non piovono bombe su Torino o Treviso, né siamo invasi da un paese straniero. Porsi il problema di cosa fare in quel caso è un modo per alimentare dubbi e perdere energia. E ‘dichiararsi’ pacifisti o altro, dare ‘consigli’ o immedesimarsi emotivamente con gli Ucraini è, mi pare, altrettanto inutile, se non dannoso.
C’è però un altro bombardamento a cui siamo effettivamente sottoposti, ideologico ed emotivo; e siamo esposti alla superpotenza degli inquinanti che invade il cuore rendendoci inermi e passivi, se non addirittura collusi, rispetto a politiche e luoghi comuni la cui nocività (sul piano ambientale, umanitario, sociale, psicologico, morale, eccetera) è concretamente dimostrabile e dimostrata da molti.
Almeno per quanto mi riguarda, sento la responsabilità di proteggere me e, se posso, altri, da questo tipo di tossicità. Ma la difesa etica e psichica non si fa con le armi, e certamente non con uno spirito belligerante o pacifistico, che può solo alimentare il problema.
La scelta di come e con cosa nutrire il nostro cuore, a cosa aprirlo e a cosa chiuderlo, con chi associarsi, come e dove informarsi correttamente e su quali questioni agire (eventualmente) sul piano politico e sociale spetta a ciascuno di noi.
Riguardo alla necessità o utilità della NATO o dell’aumento delle spese militari in Europa (tema che precede di molto l’invasione dell’Ucraina e che, per quanto riguarda l’Italia, il nostro governo Draghi ha pressantemente messo all’attenzione del Parlamento fin dai suoi esordi) si possono avere opinioni diverse, certo.
A me, però, sembra giusto far notare che aumentare le dotazioni belliche di un popolo o nazione (come è avvenuto sin qui anche per l’Ucraina, paese in una delicata posizione strategica e con un problema interno di guerra civile non affrontato, lasciamo andare risolto) non è garanzia di protezione per le persone, il territorio, l’economia.
L’incitamento a schierarsi su scelte che vengono proposte come emergenziali e doverose, o come se fossimo io e te (o il telegiornale) a dover fermare i Russi, ignorando le scelte già fatte e le conseguenze future, non mi sembra sano.
🙏
Grazie Letizia per il post e grazie ad entrambe per le riflessioni
“cambiamento caotico” “includere omologando” …
Difficile includere senza omologare ,
diversamente se cerco di includere senza fare”mie”
cose, persone,pensieri scelte altrui..cioè senza che per forza gli altri passino da una sorta di mia approvazione o di comprovata somiglianza per “sentirsi vicini” emerge una realtà che vede la solitudine e il limite come fatto costitutivo della mia persona e nella relazione uno spazio neutrale ,di nessuno,dove il mio io colonizzatore deve arretrare per lasciare uno spazio tutto da inventare insieme
Credo che per desiderare di stare in quello spazio arretrando su stessi si debba essere mossi da una intenzione forte,da una necessità profonda ,di rispetto e di amore per se stessi e per l’altro insieme nella consapevolezza che siamo soli ma che la nostra vita è possibile solo se connessa ad altre vite.
Vedo ora che la visualizzazione dell’articolo su dispositivi mobili ha dei problemi e si vedono solo i nudi link invece di immagini e testi …
Mentre cerco di rimediare, segnalo che l’evento di RETE ITALIANA PACE E DISARMO è un INCONTRO ONLINE MARTEDÌ 12 APRILE.
è aperto a tutti e le info si trovano al link indicato
È utile come sempre “associarsi ai saggi” come direbbe il Buddha, e imparare da coloro che non hanno scoperto oggi l’orrore della guerra con i dilemmi le emozioni e le dispute che suscita.
Grazie
Anch’io ti ringrazio per questo post Letizia, questo è un momento molto difficile da vivere. Personalmente sento forte un richiamo quotidiano all’equanimità per non cedere alle emozioni e mantenere una barra diritta. Potrei fare mie le domande di Rovelli e mi chiedo anche: possibile che nessuno si soffermi a pensare che tutto il potere e la ricchezza che si possono accumulare in una vita svaniranno nel nulla? che seminare morte e distruzione porterà solo infelicità e dolore anche a chi li provoca? Sì è possibile, mi rispondo purtroppo, perchè altrimenti la guerra non esisterebbe. Anche a me preoccupa il clima di belligeranza, quasi un’esaltazione della guerra, che propagano i media. E mi preoccupano le visioni manichee: o stai con l’Ucraina o stai con Putin, o stai con i “buoni “o stai con i “cattivi”, non ci sono zone grigie, non c’è spazio per la riflessione e l’equilibrio, forse perchè se ci fermassimo ad ascoltare le reciproche ragioni si potrebbe trovare una soluzione pacifica. Invece la guerra è stata voluta e cercata e questo è ancora più preoccupante.
Grazie Letizia per questo post. L’articolo di Rovelli è condivisibile totalmente, anche se per molti in Italia le cose stanno diversamente.
Mi ha colpito soprattutto questo brano
“L’alternativa, ancora una volta, è quella che ripete il segretario generale delle Nazioni Unite e che indicano in moltissimi: accettare la complessità, la varietà politica ed ideologica, lavorare per la legalità internazionale, per la diplomazia.”
Accettare la diversità, che caratterizza la complessità della vita reale, sembra sempre più difficile al giorno d’oggi poiché il desiderio diffuso è piuttosto quello di includere omologando, non mantenendoci diversi! Ma è facile includere omologando! Ben più difficile è includere rispettando la diversità, anzi, difendendo la diversità dell’altro. Lo affermo, ma mi è molto difficile praticarlo, devo sforzarmi di essere presente a me stessa, di ricordarmi i valori che preservano la vita e di avere uno sguardo aperto, ampio, equanime, in sostanza.
Un momento molto difficile, in cui cercare di essere attivi socialmente come ognuno può credo sia doveroso.
Grazie ancora 🙏
“poiché il desiderio diffuso è piuttosto quello di includere omologando, non mantenendoci diversi! Ma è facile includere omologando! Ben più difficile è includere rispettando la diversità, anzi, difendendo la diversità dell’altro”
Mi sembra un pensiero molto utile, Roberta, e una linea di pratica difficile e fruttuosa.
In diversi luoghi dei Sutta si ricorda che l’aggressività e gli scontri nascono da “cio che è caro” e dall’attaccamento al piacere e alla sensazione di permanenza e continuità identitaria.
Voglio dire che il rischio della differenza accolta è il cambiamento.
Non quello voluto e pianificato ma quello caotico (catastrofico per il senso dell’io)