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Il blog di Letizia Baglioni

Archivi tag: consapevolezza del presente

Clima: meditare e agire (3)

05 sabato Dic 2020

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 11 commenti

Tag

cambiamento climatico, consapevolezza del presente, Etica buddhista

Nei due post precedenti con lo stesso titolo  Clima: meditare e agire   Clima: meditare e agire (2)  ho condiviso la prospettiva di autorevoli voci del mondo buddhista che richiamano l’attenzione sul tema della crisi climatica ed ecologica e suggeriscono che, lungi dall’essere due vocazioni contrapposte, la coltivazione della mente può aiutare a rispondere in modo più maturo all’immane impatto emotivo, materiale e sociale che consegue alla crisi e circolarmente la alimenta. Avevo anche fornito alcuni riferimenti per informarsi sul tema. 

Nel frattempo, il Covid19 e tutto ciò che comporta sul piano sociale, politico e psicologico è salito alla ribalta, e nell’immaginario della maggioranza delle persone e dei governi questo è uno shock globale a cui fare fronte in attesa di tornare al ‘business as usual’, oppure una piaga d’Egitto che fa da spartiacque fra un prima e un dopo. Ci sono poi le varie ‘teorie del complotto’. Ma c’è un’altra prospettiva, più accorta, secondo cui questo fenomeno, così come le migrazioni di massa e altri aspetti inquietanti dell’attualità che catalizzano l’attenzione collettiva, è in continuità con il ‘normale’ ma catastrofico trend imposto al pianeta dalle scelte dissennate dell’1 per cento della popolazione umana ‘privilegiata’,  più forte economicamente, tecnologicamente o militarmente. E le politiche neocapitaliste, neocolonialiste e razziste di sfruttamento delle risorse a puri fini di lucro, spesso ai danni dei popoli indigeni più legati alla Terra, sono in primo piano. Il nostro stile di vita e di consumi è direttamente o indirettamente legato a quelle scelte.

Questa è la prospettiva della stragrande maggioranza degli studiosi seri e dei cittadini impegnati fin dagli anni ’70  a investigare i danni, analizzare le conseguenze e produrre anticipazioni statistiche di ciò che ora vediamo accadere o paventiamo per le prossime generazioni.  Ma non abbiamo invertito la rotta, anzi. Nel report pubblicato il 6 luglio scorso le Nazioni Unite hanno inserito l’allevamento intensivo tra i fattori di rischio che provocano l’insorgenza di pandemie (oltre all’impatto ambientale già noto). Nel caso specifico del Covid 19, una riprova recente è il caso dei visoni danesi e italiani .

Ma non è compito di questo blog riverberare fatti di cronaca, report scientifici o denunce animaliste. Con questo post vorrei fare un altro piccolo passo rispetto ai due precedenti, proponendovi due video. Vi invito a guardarli e ascoltarli con calma (nell’ordine che preferite) non solo come fonte di informazione ma come  pratica di consapevolezza, stabilendo sati ricettiva verso l’esterno, come pure verso l’interno. Li condivido come parte della ricerca e dell’impegno che affianco alla meditazione.

PARTE 1:
Una spiegazione della crisi climatica ed ecologica senza giri di parole, riportando la voce inascoltata della comunità scientifica.
A cura del Prof. Francesco Gonella, docente di Fisica e Sostenibilità presso l’università Ca’ Foscari di Venezia e attivista di Extinction Rebellion.

Questi scenari sono così terribili che si preferirebbe non pensarci. Tuttavia evitare di pensarci è un fattore che contribuisce alla crisi attuale. È necessario uno strumento per contrastare sia questa forma di fuga sia la resa allo “stress da catastrofe”, che tende a impedire una azione significativa.

Bhikkhu Anālayo, Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico 

Immagina che un uomo serio e affidabile ti dicesse: ‘Vengo dall’est. Ho visto una grande montagna, alta come le nubi, che sta arrivando qui schiacciando gli esseri viventi sul suo cammino. Fai quel che devi.’ E che dall’ovest, dal nord, dal sud ne arrivassero altri a dirti la stessa cosa.  Di fronte a un così grande pericolo, a una minaccia per l’esistenza umana, che è così difficile da ottenersi, cosa faresti? SN 3.25

Il testo si riferisce all’inevitabilità della vecchiaia e della morte, e alla risposta etica e spirituale che può scaturire da questa consapevolezza. Ma l’avanzata delle montagne su cui ‘uomini seri e affidabili’ da tutte le parti richiamano l’attenzione del re (dei governi) e di noi tutti è di portata globale. Accettereste un omicidio, un suicidio o un genocidio come naturale manifestazione dell’impermanenza?  Il Buddha non ci invita al fatalismo o al conformismo ma ad andare controcorrente rispetto alle forze dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione, che sono dentro e fuori di noi. La sua era una comunità “ribelle” di individui autodisciplinati che interagivano con la società, incoraggiando certi valori e scoraggiandone altri con le proprie scelte e il proprio comportamento, non un gruppo autoreferenziale o una setta di predicatori.

Frugalità, umiltà ed empatia possono ispirare un nuovo stile di vita e nuovi modelli di relazione e di sviluppo, gli esempi virtuosi sono ovunque. Ma per migliaia di persone in tutto il mondo la risposta individuale non basta più e l’attivismo tradizionale serve solo a ridurre il senso di colpa incolpando altri (cosa che a me non è mai minimamente interessato fare).  Il futuro è qui. Non è rassicurante. Nessuno ha la ricetta. Ma incontrarlo con gli occhi aperti e un cuore solidale e creativo si può. 

Non guardare le notizie, sii la notizia!

attivate i sottotitoli in italiano cliccando sul rettangolo a destra in basso del lettore YouTube.

Come sempre, se avete reazioni, riflessioni o domande riguardo all’articolo, ai video  o alla pratica di consapevolezza, apprezzo che vengano condivise o indirizzate a me tramite l’area dei Commenti su questa pagina.

Irrealtà aumentata?

02 venerdì Set 2016

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 1 Commento

Tag

consapevolezza del presente, realtà aumentata

POKEMONLa polizia municipale di Bari fronteggia un’ invasione di mostriciattoli e assembramenti non autorizzati di cacciatori dei medesimi in pieno centro: fantascienza nostrana? No: è arrivata Pokémon Go un’applicazione gratuita per smartphone che sfrutta la  Realtà Aumentata o AR per finalità ludiche e lucrative (di soggetti diversi e complementari, s’intende). Come i Google Glass o altre versioni di occhiali ‘intelligenti’, consente di sperimentare, andando a zonzo per la città, una sovrapposizione fra elementi reali e virtuali, con la possibilità di interagire attivamente con essa. E consente di fare meglio quello che chi pratica la meditazione di consapevolezza si sforza di disfare (con più o meno successo): compiere una o più azioni pensando ad altro, gestire flussi dissociati di informazione a livello subliminale, sovrapporre agli stimoli sensoriali ed emotivi del presente una o più storie o fantasie che producono stimoli sensazioni e reazioni che innescano storie e fantasie che producono sensazioni e reazioni (e così via …).

Chi, come me, ignora allegramente i Pokémon e non gioca con i telefonini ma è incuriosito, dia un’occhiata a questo vecchio video tenendo presente che gli ‘effetti speciali’ sottoposti agli ignari passanti e pendolari sono più rozzi di quelli attualmente possibili e prevedibili grazie a questa tecnologia

e per inquadrare il fenomeno può leggere un articolo su Internazionale dello scorso luglio  che non lo demonizza, né discute la realtà aumentata in sé e per sé e i vantaggi che offre in molti campi (didattici, pubblicitari, comunicativi, medico-chirurgici, scientifici, militari, ecc.) ma propone uno scenario e suscita alcune domande.

La realtà aumentata non è altro che uno strato che sta tra noi e il mondo.

Ricordo quando per strada si camminava, si fumava, ci si baciava, si guardavano le vetrine o i monumenti, si mangiava il gelato, si chiacchierava, si giocava a pallone, si stava seduti in macchina ad ascoltare le musicassette; o ti sedevi al bar e al giardinetto a leggere il giornale, di quando in quando stiracchiandoti e alzando gli occhi a uno squarcio di cielo e ai tetti delle case, cogliendo un odore di pioggia o di fritto, il rombo di una motoretta truccata, la forma di una rosa, stralci di telecronaca della partita di calcio, un litigio fra due sconosciuti. In strada si lavorava, anche, se consegnavi merci o arrostivi castagne o vendevi borsette, e si chiedeva la carità. Alcune attività si potevano combinare (star seduto in macchina con la radio accesa a fumare e pensare aspettando un amico, ad esempio); alcuni di noi, fra le tante cose, combattevano gli alieni aspettando l’autobus, ma in genere lo facevano da soli e non ne parlavano volentieri.

Prima di schierarci a difesa dell’innovazione o scuotere il capo sospirando i bei tempi andati, vale la pena chiederci: siamo coscienti dell’entità e della natura dello ‘strato’ posto fra noi e l’esperienza presente (senza l’ausilio di una app) dal monologo interno, dal multitasking, dalla disincarnazione abituale, dalla reattività emotiva, dalla fretta, dai condizionamenti percettivi non esaminati e da quella che il Buddha, in una parola, definiva inconsapevolezza o ignoranza? In che modo nutrire avidità, avversione e illusione attraverso un giochino è diverso o più nocivo che nutrire certe abitudini mentali tramite le nostre fantasie inconsce e la realtà virtuale proiettata sullo schermo della nostra mente? Condividere la proliferazione emotiva e concettuale (quella che in pali si definisce papañca ) su Facebook è diverso che farlo dal parrucchiere o in ufficio? Non ho risposte pronte in un senso o nell’altro, ma mi interessa sapere cosa ne pensa chi pratica il Dhamma e la meditazione.

Una prima differenza che emerge, per me, è che ammazzare alieni (o quel che sia) tramite una app piuttosto che nella nuda fantasia nutre certe relazioni sociali e poteri economici. E che anche il fantasticatore più incallito ma privo di supporti elettronici o del rinforzo sociale corre il rischio di incontrare se stesso e le proprie azioni prima o poi, attraverso gli altri, uno stimolo fisico, le emozioni indotte da un libro o da un film, o la multa di un vigile. Ma chissà dove ci porta l’evoluzione umana, e il rapporto con la realtà sensoriale potrebbe divenire col tempo meno importante.

Il risveglio al tempo dei Pokémon …. Attendo  vostre osservazioni.

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