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Bhante Sujato, Bhikkhu Analayo, Buddhismo delle origini, Etica buddhista, giorno della memoria, karma e rinascita, retta parola
Di quando in quando scriverò un post miscellaneo come questo per rispondere a qualche richiesta di informazione, per segnalare contenuti interessanti, o iniziative in corso che riguardano i lettori di questo blog …
INNANZITUTTO: a seguito del Ritiro urbano di Torino conclusosi la settimana scorsa si è aperta, timidamente, una conversazione sui temi del Linguaggio etico (Sammā vāca o retta parola, in termini tecnici buddhisti) alla quale siete invitati a partecipare se avete domande, riflessioni o esperienze circa questo aspetto dell’ottuplice sentiero del Buddha, o per segnalare contenuti e idee interessanti sui temi connessi dell’etica del linguaggio e della comunicazione. E, naturalmente, anche se avete partecipato al ritiro e volete condividere qualche pensiero in merito.
È APPENA INIZIATO il laboratorio a Venezia Mestre sullo stesso argomento, quindi potete ascoltare gli audio dei seminari, scaricare i testi e seguire o iniziare la discussione sia qui che qui. Ricordate che per ricevere avviso di un commento (o risposta se avete postato un commento o domanda) dovete iscrivervi al blog o abbonarvi a un singolo articolo tramite i feed (a sinistra) e barrare le caselle ‘Notifica’ quando inserite un commento…
IN TEMA dI ETICA BUDDHISTA ma espandendo l’ambito teorico-dottrinale della riflessione, segnalo a chi legge l’inglese un ciclo di conferenze su karma e rinascita nel buddhismo delle origini tenuto in Australia da Bhante Sujato e Ajahn Brahmali ma seguibile online http://discourse.suttacentral.net/t/course-outline-and-reading-buddhist-library/67/1 Il primo workshop in particolare (Myth Busting) è dedicato ad affrontare e sfatare alcuni miti e fraintendimenti su questi controversi insegnamenti del Buddha, che si sono evoluti (o involuti?) in varie direzioni talvolta in contrasto con il pensiero elaborato all’interno della primitiva comunità di Gotama. E questo vale anche per la scuola theravada, a volte erroneamente confusa con il buddhismo delle origini tout-court. Se avete poco tempo per leggere vi consiglio fra l’abbondante materiale messo generosamente a disposizione l’intervista al filologo R. Gombrich e il testo di Bhante Dhammika http://www.bhantedhammika.net/what-exactly-is-kamma che espone chiaramente (cosa rara) come e perché certe idee e atteggiamenti culturali diffusi nelle tradizioni e società buddhiste non siano da accettare acriticamente come “parola del Buddha”. Indifferenza al male, acquiescenza al potere e all’autorità, fatalismo, superstizione, immobilismo sociale, razionalizzazione di impulsi autodistruttivi o di vendetta, sono solo alcuni degli esiti della semplificazione di concetti complessi. Quindi preziosa è la selezione bibliografica di sutta sul kamma contenuta nel profilo del corso, con il link alla traduzione integrale dei discorsi in inglese. Per il concetto di Early Buddhism e le pubblicazioni di Sujato rimando al sito http://santifm.org/santipada/ Prometto un post sull’argomento, in un futuro non troppo lontano!
Come sempre, a mio avviso l’utilità dello studio testuale e del dibattito (se seguite la discussione su SuttaCentral troverete commenti di tutti i tipi, buona scuola per l’equanimità!) non sta nel cercare rifugio in opinioni più o meno moderniste o tradizionaliste, ma nell’aiutarci a riflettere su quali opinioni animano la nostra pratica e il nostro modo di vivere, e rivedere o ampliare il raggio della nostra comprensione, invece di aderire passivamente a ciò che una certa tradizione o maestro propongono. Comunque, sappiatemi dire….
INFINE… Per chi fosse sconcertato dal collegamento necessario fra il concetto di kamma e la rinascita nel senso di vite altre su cui insiste il corso australiano, e desiderasse un approccio più “qui e ora” agli insegnamenti del Buddha sul kamma consiglio vivamente il classico Good, Evil and Beyond di P. A. Payutto che si può scaricare qui nonché il molto moderno e psicologicamente orientato Kamma and the end of kamma di Ajahn Sucitto qui Il rapporto fra etica e liberazione è importante per un’appropriata comprensione della pratica del Dhamma, perché come diceva Ajahn Chah, la consapevolezza e la comprensione ci consentono di non essere né al di sotto, né al di sopra del bene e del male…
SI AVVICINA il Giorno della memoria, 27 gennaio e vi segnalo la programmazione dal sito di radio3 in particolare il Progetto Treno della Memoria 2015 che porterà 600 ragazzi delle scuole toscane, insieme a studenti universitari, sopravvissuti dei campi di sterminio nazisti, insegnanti, giornalisti, storici, ad Auschwitz-Birkenau per realizzare una serie di video documentari e soprattutto incontrare e ascoltare testimonianze sulla Shoah. Oggi riconosciamo che la capacità o l’incapacità di ogni singolo individuo di pensare e scegliere eticamente e liberamente ha determinato il corso della storia, ha pesato drammaticamente, inesorabilmente, sulle vite di milioni di persone. Ma allora, quanti sentivano che la propria indifferenza, o l’acquiescenza alle emozioni collettive dominanti, facessero una sostanziale, e fatale, differenza? Pochi. Non eravamo pronti allora, e rischiamo di non esserlo oggi. Se siamo scivolati nella negligenza o crediamo di essere più intelligenti o fortunati dei nostri padri e nonni, ripensiamoci. Idealmente, salgo su quel treno guardando e ascoltando attraverso gli occhi e il cuore di quei ragazzi, ci salgo con quanto ho compreso del Dhamma, della pratica, del mio umile sforzo quotidiano, vedo cosa ne resta, cosa regge. E quel che perde senso, quello che non può stare su quel treno, lo lascio a terra.