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Il blog di Letizia Baglioni

Archivi tag: cambiamento climatico

Cittadini per il clima

20 domenica Feb 2022

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ Commenti disabilitati su Cittadini per il clima

Tag

cambiamento climatico

La COP26  che si è conclusa a Glasgow nel novembre scorso è solo l’ultimo dei numerosi vertici internazionali susseguitisi negli anni senza risultati concreti: dichiarazioni non vincolanti, pochi e insufficienti impegni, nulla che corrisponda alla gravità dell’emergenza ecologica e climatica  Clima: meditare e agire(3)

Gli scienziati del IPCC (commissione dell’ONU sul cambiamento climatico) sono chiari e concordi sulla diagnosi, sull’urgenza di agire ora per mitigare e gestire l’impatto del cambiamento climatico, e sulle misure da implementare

Leggi il comunicato stampa IPCC 2022

Leggi Messaggi chiave sulla mitigazione del cambiamento climatico

Ma, ancora una volta, i governi parlano e non decidono. E come potrebbero, quando le misure utili a contenere l’innalzamento della temperatura sotto 1,5 gradi (obiettivo già definito nel 2015 dagli accordi di Parigi) minano gli interessi dei colossi dell’energia e della finanza e, soprattutto, sarebbero divisive e impopolari poiché chiamano in causa lo stile di vita e di produzione delle società industrializzate a cui ben pochi immaginano di poter rinunciare?

Il cambiamento necessario non può essere atteso o imposto dall’alto, ma deve provenire dai cittadini stessi, da una consapevolezza sempre più estesa di fasce della popolazione che si attivano all’interno delle proprie comunità, delle organizzazioni dei lavoratori, del mondo dell’impresa, dell’educazione, della ricerca scientifica, dell’informazione, eccetera. 

A complemento e supporto di questa direzione programmatica va la Proposta di Legge di iniziativa popolare promossa dal comitato Politici per Caso: l’istituzione di un’Assemblea nazionale di Cittadini/e, sorteggiati in base a specifici criteri e supportati da esperti, che abbia al centro la crisi ecoclimatica e le misure da adottare per contrastarla. Le informazioni di base su questo strumento, già adottato con successo in altri paesi su questioni di rilevante impatto sociopolitico sono riassunte in un video sul sito dei promotori

Ma perché le Assemblee di Cittadini dovrebbero essere efficienti o utili nel proporre e deliberare in materie di enorme portata come quella del clima e della distruzione della biodiversità? GUARDA IL VIDEO

Se sei in sintonia con questi obiettivi e vuoi dare un contributo

Firma per sostenere la proposta di legge popolare Cittadini per il Clima

Clima: meditare e agire (3)

05 sabato Dic 2020

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 11 commenti

Tag

cambiamento climatico, consapevolezza del presente, Etica buddhista

Nei due post precedenti con lo stesso titolo  Clima: meditare e agire   Clima: meditare e agire (2)  ho condiviso la prospettiva di autorevoli voci del mondo buddhista che richiamano l’attenzione sul tema della crisi climatica ed ecologica e suggeriscono che, lungi dall’essere due vocazioni contrapposte, la coltivazione della mente può aiutare a rispondere in modo più maturo all’immane impatto emotivo, materiale e sociale che consegue alla crisi e circolarmente la alimenta. Avevo anche fornito alcuni riferimenti per informarsi sul tema. 

Nel frattempo, il Covid19 e tutto ciò che comporta sul piano sociale, politico e psicologico è salito alla ribalta, e nell’immaginario della maggioranza delle persone e dei governi questo è uno shock globale a cui fare fronte in attesa di tornare al ‘business as usual’, oppure una piaga d’Egitto che fa da spartiacque fra un prima e un dopo. Ci sono poi le varie ‘teorie del complotto’. Ma c’è un’altra prospettiva, più accorta, secondo cui questo fenomeno, così come le migrazioni di massa e altri aspetti inquietanti dell’attualità che catalizzano l’attenzione collettiva, è in continuità con il ‘normale’ ma catastrofico trend imposto al pianeta dalle scelte dissennate dell’1 per cento della popolazione umana ‘privilegiata’,  più forte economicamente, tecnologicamente o militarmente. E le politiche neocapitaliste, neocolonialiste e razziste di sfruttamento delle risorse a puri fini di lucro, spesso ai danni dei popoli indigeni più legati alla Terra, sono in primo piano. Il nostro stile di vita e di consumi è direttamente o indirettamente legato a quelle scelte.

Questa è la prospettiva della stragrande maggioranza degli studiosi seri e dei cittadini impegnati fin dagli anni ’70  a investigare i danni, analizzare le conseguenze e produrre anticipazioni statistiche di ciò che ora vediamo accadere o paventiamo per le prossime generazioni.  Ma non abbiamo invertito la rotta, anzi. Nel report pubblicato il 6 luglio scorso le Nazioni Unite hanno inserito l’allevamento intensivo tra i fattori di rischio che provocano l’insorgenza di pandemie (oltre all’impatto ambientale già noto). Nel caso specifico del Covid 19, una riprova recente è il caso dei visoni danesi e italiani .

Ma non è compito di questo blog riverberare fatti di cronaca, report scientifici o denunce animaliste. Con questo post vorrei fare un altro piccolo passo rispetto ai due precedenti, proponendovi due video. Vi invito a guardarli e ascoltarli con calma (nell’ordine che preferite) non solo come fonte di informazione ma come  pratica di consapevolezza, stabilendo sati ricettiva verso l’esterno, come pure verso l’interno. Li condivido come parte della ricerca e dell’impegno che affianco alla meditazione.

PARTE 1:
Una spiegazione della crisi climatica ed ecologica senza giri di parole, riportando la voce inascoltata della comunità scientifica.
A cura del Prof. Francesco Gonella, docente di Fisica e Sostenibilità presso l’università Ca’ Foscari di Venezia e attivista di Extinction Rebellion.

Questi scenari sono così terribili che si preferirebbe non pensarci. Tuttavia evitare di pensarci è un fattore che contribuisce alla crisi attuale. È necessario uno strumento per contrastare sia questa forma di fuga sia la resa allo “stress da catastrofe”, che tende a impedire una azione significativa.

Bhikkhu Anālayo, Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico 

Immagina che un uomo serio e affidabile ti dicesse: ‘Vengo dall’est. Ho visto una grande montagna, alta come le nubi, che sta arrivando qui schiacciando gli esseri viventi sul suo cammino. Fai quel che devi.’ E che dall’ovest, dal nord, dal sud ne arrivassero altri a dirti la stessa cosa.  Di fronte a un così grande pericolo, a una minaccia per l’esistenza umana, che è così difficile da ottenersi, cosa faresti? SN 3.25

Il testo si riferisce all’inevitabilità della vecchiaia e della morte, e alla risposta etica e spirituale che può scaturire da questa consapevolezza. Ma l’avanzata delle montagne su cui ‘uomini seri e affidabili’ da tutte le parti richiamano l’attenzione del re (dei governi) e di noi tutti è di portata globale. Accettereste un omicidio, un suicidio o un genocidio come naturale manifestazione dell’impermanenza?  Il Buddha non ci invita al fatalismo o al conformismo ma ad andare controcorrente rispetto alle forze dell’avidità, dell’avversione e dell’illusione, che sono dentro e fuori di noi. La sua era una comunità “ribelle” di individui autodisciplinati che interagivano con la società, incoraggiando certi valori e scoraggiandone altri con le proprie scelte e il proprio comportamento, non un gruppo autoreferenziale o una setta di predicatori.

Frugalità, umiltà ed empatia possono ispirare un nuovo stile di vita e nuovi modelli di relazione e di sviluppo, gli esempi virtuosi sono ovunque. Ma per migliaia di persone in tutto il mondo la risposta individuale non basta più e l’attivismo tradizionale serve solo a ridurre il senso di colpa incolpando altri (cosa che a me non è mai minimamente interessato fare).  Il futuro è qui. Non è rassicurante. Nessuno ha la ricetta. Ma incontrarlo con gli occhi aperti e un cuore solidale e creativo si può. 

Non guardare le notizie, sii la notizia!

attivate i sottotitoli in italiano cliccando sul rettangolo a destra in basso del lettore YouTube.

Come sempre, se avete reazioni, riflessioni o domande riguardo all’articolo, ai video  o alla pratica di consapevolezza, apprezzo che vengano condivise o indirizzate a me tramite l’area dei Commenti su questa pagina.

Clima: meditare e agire (2)

16 lunedì Dic 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 5 commenti

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cambiamento climatico, Etica buddhista, meditazione di consapevolezza, meditazione e impegno sociale

Come supplemento all’articolo già pubblicato su questo blog  Clima: meditare e agire condivido qui due recenti lavori di Bhikkhu Anālayo che affrontano il tema della crisi ecologica e del riscaldamento globale dal punto di vista del pensiero del buddhismo antico, e di come la pratica della presenza mentale può aiutarci a comprendere e non alimentare risposte emotive dolorose e non efficaci, come il diniego o l’indifferenza, la rabbia, l’ansia, il dolore e la rassegnazione, fornendoci riflessioni e strumenti per poter pensare e agire più saggiamente in tempi di crisi.

Un articolo, apparso originariamente sulla rivista Mindfulness, 2019, 10.9: 1926–1935 (tradotto in italiano) Un compito per la presenza mentale: affrontare il cambiamento climatico

Un saggio, pubblicato dal Barre Center for Buddhist Studies, Barre MA. 2019 Mindfully Facing ClimateChange

Nella prefazione al saggio del ven. Anālayo, l’insegnante di Dharma James Baraz osserva come i praticanti siano spesso riluttanti ad ascoltare discorsi su questo tema, considerandolo ‘troppo politico’ o fuori luogo nell’ambito di un ritiro di meditazione, oltreché fonte di ansia e altre emozioni ‘difficili’:

Comprensibilmente, cercano scampo dall’intensità emotiva e dal bombardamento delle notizie sensazionalistiche piene di acrimonia, polemica e paura … Però, mi chiedo se non sia una contraddizione impegnarsi nella pratica cercando al tempo stesso di evitare la verità. Da un lato, vorrei offrire parole che calmano la mente e il cuore, ma dall’altro prendo sul serio l’esempio del Buddha secondo il quale, per essere veramente liberi, è necessario confrontarsi con dukkha direttamente, e trasformarlo abilmente in compassione e saggezza.

La mia esperienza nel condividere il Dhamma e la meditazione qui in Italia è molto simile. A volte, sembra esserci l’aspettativa che  la meditazione possa o debba schermare dalla realtà del “mondo” e della politica, quindi dalle sollecitazioni percepite da qualunque individuo adulto, inserito in un contesto sociale, a prendere posizione e orientare le proprie scelte, le proprie idee e i propri comportamenti in maniera riflessiva e autonoma. Forse pensiamo che la meditazione dovrebbe renderci immuni o proteggerci dalla distruttività che è presente nella società umana, ma prima ancora nelle nostre vite e nella nostra stessa mente, in forme più o meno sottili. O ancora, che debba fornirci mezzi che ‘magicamente’ riducano l’ansia o trasformino la rabbia in qualcosa di ‘buono’, senza assumerci l’onere di accogliere, sentire, comprendere e digerire le nostre emozioni, assumendoci la piena responsabilità dei modi di pensare, delle aspettative, delle percezioni e dei valori che le sottendono. Quasi che le emozioni siano entità indipendenti e causate da forze esterne a noi, da circostanze oggettive alle quali, tutt’al più, noi dobbiamo sottrarci o imparare a rispondere con ‘equanimità’.

A me pare che, talvolta, gli insegnamenti buddhisti, l’insegnante, il gruppo di pratica e le pratiche stesse derivate dal buddhismo siano investite, più o meno consciamente, di una richiesta di rassicurazione e protezione molto simile a quella che il bambino rivolge ai genitori; oppure, fungano da elementi identitari che permettono di sentirsi dalla parte dei ‘buoni’; spesso, dei più fragili o più sensibili rispetto a un mondo orientato a disvalori ‘alieni’ come l’avidità, il consumismo, l’aggressività, l’odio o la competizione. Il Buddha, però, ci invitava a vedere che questi disvalori hanno alla base meccanismi profondi che condizionano tutti noi, tramite l’ignoranza e la sete, cioè il desiderio innestato egocentricamente e attorno a premesse illusorie. L’altra faccia dell’idealizzazione è il disinganno, e quindi è altrettanto diffuso, oggi, un atteggiamento piuttosto cinico, scettico, o ‘razionalista’ che nega la possibilità di libertà radicale e di profonda trasformazione presentata dalle fonti del buddhismo antico e le testimonianze di coloro che la incarnano in diversa misura nel mondo contemporaneo. Tutt’al più, si sostiene, possiamo aspirare ad accettare con compassione ciò che non potremo mai cambiare, dentro di noi e nella società.

Certo, la capacità di rinunciare veramente e profondamente alle fantasie onnipotenti del bambino, e iniziare a pensare e agire con umiltà, ma senza tirarsi indietro, non è impresa da poco, nella sfera sociale, nella vita privata e nell’arte della meditazione. Ma la pratica del Dhamma, così come la intendo e la sperimento, aiuta in questo compito. E, lasciando andare le illusioni, quello che mi resta in mano, sempre di più, non è cinismo, scetticismo, razionalismo, scoraggiamento o il classico sorriso del ‘paternalismo’ buddhista:  ma una sobria, semplice e calorosa buona volontà, che non sottovaluta, né glorifica, l’impatto di tante buone volontà connesse e indipendenti che operano in questo mondo. 

Evitando ogni semplificazione, e con la consueta miscela di precisione accademica e desiderio di rendere utili agli altri questi insegnamenti che ama, i due lavori del ven. Analayo ci accompagnano, mi pare, in questa direzione.

 

 

 

Clima: meditare e agire

14 giovedì Nov 2019

Posted by Letizia Baglioni in Senza categoria

≈ 4 commenti

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Bhikkhu Analayo, cambiamento climatico, meditazione e impegno sociale, Venezia

Condivido qui una video-intervista di James Baraz al ven. Bhikkhu Anālayo , trasmessa in occasione di un recente convegno a sostegno del progetto One Earth Sangha sui temi del cambiamento climatico, della crisi ecologica e di come possiamo rispondere con saggezza alla luce del Dharma.

L’intervista inizia al minuto 1:09:00 e termina a 1:44.23 del video qui sotto. Se avete modo e piacere di tradurne brani dall’inglese, a beneficio degli altri lettori del blog, postateli nell’area dei Commenti di questo articolo (e grazie mille!)

La premessa del ven. Anālayo nei primi minuti dell’intervista mi sembra particolarmente significativa: egli osserva che, essendosi formato come buddhista in Asia, in particolare nello Sri Lanka, non ha mai capito perché bisognerebbe scegliere fra impegno sociale e meditazione; lungi dal vederle come due attività incompatibili o difficili da coniugare (come avviene talvolta in occidente), le ritiene da sempre intimamente connesse:

La presenza mentale è qualcosa che mi rende più consapevole. Mi rende più consapevole di ciò che accade dentro, ma anche più consapevole di cosa accade fuori. E quando vedo che fuori c’è sofferenza, come posso chiudere gli occhi e dire ‘voi laggiù soffrite, io voglio meditare’?

Pur dando priorità alla pratica e dedicando molto tempo alla meditazione intensiva, prosegue, ricorda come il centro di ritiro in Kandy che gestiva era anche promotore di microinterventi a favore della popolazione rurale e degli indigenti. Ogni volta che andava in Germania, racconta, tornava con una valigia di occhiali da vista dismessi che aveva raccolto e che adattavano, per poi distribuirli a chi ne aveva bisogno.

Un altro spunto importante, a mio avviso, è dove Anālayo osserva che il dolore e la rabbia che bloccano la retta comprensione e azione nel mondo sono frutto di percezioni non utili, come la romanticizzazione della natura (il concetto stesso di ‘Madre Terra’ come un vivente generoso che patisce le conseguenze dei nostri errori porta a un’antropomorfizzazione che richiama emozioni angoscianti).

Questa intervista è un grande incoraggiamento a crescere, su tutti i piani, ad aprire gli occhi e agire dove e come possiamo, anche con forza, per il nostro pianeta e il futuro dell’umanità, ma ben consapevoli della qualità delle nostre intenzioni e sulla base di lucide e realistiche percezioni.

PER INFORMARSI links utili sulla crisi climatica ed ecologica

Fridays for Future Italia     Extinction Rebellion Italia

Rapporto Speciale IPCC  sui Cambiamenti Climatici, Desertificazione, Degrado del suolo, Gestione Sostenibile del territorio, Sicurezza Alimentare e Flussi dei Gas ad Effetto Serra negli Ecosistemi Terrestri

Clima emergenza-mondiale. Sole24 Ore

Aggiungo un articolo apparso su Il Manifesto di oggi sulla recente emergenza acqua alta in Venezia:  aumentano-le-calamita-non-sono-piu-naturali

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